Il Don Carlo di Giuseppe Verdi ha inaugurato questa sera la stagione lirica e di balletto 2019-2020 della Fondazione Teatro La Fenice. Un appuntamento che ha assunto un valore simbolico di rinascita e resilienza della città e di una delle sue istituzioni culturali più importanti dopo l’acqua alta che il 12 novembre scorso ha colpito Venezia, procurando ingenti danni anche al Teatro veneziano.
Allo spettacolo, tornato sul palcoscenico veneziano dopo 28 anni dalla sua ultima rappresentazione, ha preso parte anche il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, insieme al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e alle principali autorità cittadine.
Dal palco del Teatro veneziano il primo cittadino ha voluto esprimere un ringraziamento commosso a tutte le persone e le Istituzioni che nei giorni scorsi si sono adoperate per aiutare la città a rinascere: “Arrivi a tutti loro, da questo Teatro, un grande e sincero applauso”. “Tutto il mondo era in apprensione per quanto stava accadendo - ha sottolineato il sindaco - eppure Venezia si è rimboccata le maniche e, con il suo spirito resiliente, ha guardato oltre. Abbiamo sentito la vicinanza di tutti e, in particolar modo, delle istituzioni nazionali che, con la loro presenza hanno voluto testimoniare quanto la nostra Città sia amata, sia rispettata e sia l’orgoglio di un’intera nazione.
Venezia è una città solidale, aperta al mondo e sempre disponibile ad accogliere chiunque venga a visitarla rispettandola. Questa volta, però, la Città ha lanciato al mondo intero un S.O.S. chiaro e forte. Ora tocca a tutti noi saperlo raccogliere.
Già lo scorso anno proprio da questo Teatro, la musica suonava in un concerto di beneficenza il cui ricavato è stato destinato alle comunità colpite dalla tempesta Vaja che, anche in Città, aveva causato una marea a 156 cm di altezza. Dopo un anno quel livello di marea si è alzato a 187 cm e la Città è stata distrutta. Non c’è più tempo da perdere. Ora bisogna agire. La Terra – ha continuato Brugnaro - è sempre più bersaglio di improvvisi cambiamenti climatici e noi, ci stiamo trovando ad essere spettatori impotenti di una narrazione già scritta che, anno dopo anno sta aprendo ferite che, a fatica, si rimargineranno. I nostri alibi non possono più reggere. Venezia ha sempre dimostrato di essere una città capace di trasformare le sue difficoltà in occasioni di riscatto. Questo però non deve diventare una scusa per far finta di nulla e voltarsi dall'altra parte. È per questo che dobbiamo trovare assieme le soluzioni per salvaguardare il nostro territorio. Invito le Nazioni Unite a prendere seriamente in considerazione la necessità di istituire a Venezia un’Agenzia mondiale per lo studio dei cambiamenti climatici e le loro ripercussioni sulle nostre città. Invito lo Stato italiano a concludere il M.O.S.E. e tutte sue opere complementari nel più breve tempo possibile perché questo strumento non resti una cattedrale nel deserto e possa finalmente aiutare la Città”.
Dopo l'esecuzione dell’inno d’Italia il sipario si è alzato sul Don Carlo, dramma lirico su libretto di François-Joseph Méry e Camille Du Locle, proposto nella versione in quattro atti tradotta in italiano da Achille De Lauzières e Angelo Zanardini, presentata per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 10 gennaio 1884.
Regia di Myung-Whun Chung, maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Interpreti principali il tenore Piero Pretti nel ruolo di Don Carlo, Alex Esposito nel ruolo del basso Filippo II, e quello del baritono Julian Kim nel ruolo del marchese di Posa. Il soprano Maria Agresta ha vestito i panni della protagonista femminile, la regina Elisabetta di Valois; il mezzosoprano Veronica Simeoni ha cantato il ruolo della principessa Eboli, mentre il grande inquisitore è stato interpretato da Marco Spotti.