A tre giorni dal concerto, sold out per lo spettacolo di Tony Oladipo Allen al Centro Culturale Candiani di domenica 27 ottobre.
Candiani Groove, la rassegna di musica che porta Mestre nomi internazionali del panorama musicale più ricercato, torna con un sold out per uno degli artisti più famosi dell'afrobeat che a Mestre porta in tour The Source, il primo album dell’artista nigeriano uscito per l’etichetta Blue Note dopo l’allettante EP A Tribute to Art Blakey e Jazz Messengers.
Blue Note è uno dei nomi più prestigiosi del jazz e The Source riesce a coniugare l’approccio classico al jazz con uno stile assolutamente innovativo. Il jazz qui naviga verso la sua fonte originaria in Africa, creando un suono che è totalmente accattivante. I migliori album raccontano sempre una storia e questo ci porta dritti all’origine dell’arte compositiva di Tony Allen, in altre parole in Nigeria nella seconda metà del 20° secolo.
Tony Oladipo Allen, nato a Lagos nel 1940, non ha mai suonato uno strumento tradizionale: sin dall’inizio, il suo interesse è stato indirizzato a un lontano parente della famiglia delle percussioni ancestrali, vale a dire la batteria. Da autodidatta ha imparato tutto da solo mentre lavorava come tecnico per la radio nazionale nigeriana; ciò gli ha permesso di ascoltare i dischi dei maestri americani come Art Blakey, Max Roach e Kenny Clarke, gli eminenti batteristi dell’era bepop e hard pop. La sua vita cambia totalmente nel 1964 quando la sua esistenza incrocia quella di Fela Kuti. Nasce un sodalizio che sarebbe durato per ben 15 anni, prima con il Koela Lobitos di Fela, un’emblematica band divenuta modello per tutti i gruppi di musica africana moderna, e poi quando Fela ha diretto Africa 70 sviluppando un rivoluzionario linguaggio musicale che per la prima volta combinava ritmi yoruba e strumenti funk. Insieme registrano circa 20 album e mette la sua firma ritmica su ciascuno di essi. Da quel momento in poi, l’ Afrobeat diventa il propulsore di una carriera che lo ha visto collaborare con una grande varietà di artisti, da Oumou Sangare a Damon Albarn (The Good, The Bad & The Queen).
All’inizio del 2017, Tony ha iniziato a lavorare a The Source, il viaggio musicale e spirituale che ha intrapreso attraverso l’Africa, l’America e oltre ancora. Per la scrittura e gli arrangiamenti ha chiamato al suo fianco Jankielewicz, con cui lavora dal 2009. La loro collaborazione li ha visti trascorrere insieme tantissimo tempo, parte del quale passato ad ascoltare e scambiarsi i loro dischi preferiti: Lester Bowie, Charles Mingus, Art Blakey, Gil Evans… album che hanno fatto loro da bussola come se fossero dei vecchi navigatori che scrutano una costellazione. L’album brilla nella varietà dei suoi timbri e nella diversità dei suoi colori.
Ognuno degli 11 brani strumentali presenta uno elemento particolare: la tromba di Giraud su Bad Roads, il basso di Allamane su Crusin; “Il pianoforte di Dary all’interno di On Fire e il sax di Sciuto su Woro Dance. “Con Cool Cats, è il turno di Elangue, mentre il trombone di Zimmerman è presente in Wolf Eats Wolf . E in tutto, la firma indelebile di Tony, il suo modo unico di colpire pelli e piatti. The Source brilla come il sole africano su Push & Pull, diventa contemplativo con Tony’s Blues, poi ipnotico in Life Is Beautiful, quindi si veste dei colori urbani del tramonto su Ewajo. Dov’è il jazz, dove è l’Afrobeat, in questo insistente turbinio della musica? Nessuno sa. Ma non dobbiamo nemmeno chiedere alle acque calme o inquiete dell’oceano di distinguere tra le correnti del fiume Niger e quelle del Mississippi.