Campo Santo Stefano riempito dell'assenza di tutte quelle donne che non ci sono più. Ci sono i passi che non verranno più camminati, 460 paia di scarpe che non verranno più indossate ma che fanno rumore con il loro colore rosso acceso, che è un grido contro la violenza sulle donne e una voce di speranza per tutte coloro che resistono ed esistono.
A Venezia questa mattina è arrivata l'installazione nota in tutto il mondo come "Zapatos Rojos", dell’artista e attivista messicana Elina Chauvet, in occasione del suo 15esimo anniversario e del 30esimo anniversario del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia. E' il secondo appuntamento della ricca agenda di eventi che vogliono festeggiare tre decenni di attività e cura delle donne vittime di violenza e sensibilizzare la città e i suoi visitatori.
"Dopo l'installazione 'Via dalla violenza. Sempre' dello scorso giugno al parco di villa Manfrin, abbiamo scelto ancora una volta l'arte per veicolare messaggi importanti, forti e diretti - ha spiegato la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano - L'arte è uno strumento potente che ci accompagnerà fino a marzo 2025 per ricordare i 30 anni di attività del Cav".
L'installazione artistica rimarrà a Campo Santo Stefano fino a domani, sabato 31 agosto: "Perché non c'è la necessità di attendere una data specifica, non c'è solo il 25 novembre; dobbiamo fare continuamente cultura e prevenzione" ha sottolineato Martina Semenzato, la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, anch'essa presente all'evento. "La prevenzione passa attraverso la sensibilizzazione: questa è l'installazione iconica, la più rappresentativa per parlare di femminicidio e violenza di genere" ha concluso Semenzato.
"Zapatos Rojos" è al contempo anche simbolo del lavoro che l'Amministrazione e i suoi uffici di competenza stanno portando avanti sul tema della violenza di genere: "Riesce a riassumere tre concetti fondamentali per il comune di Venezia - spiega la presidente Damiano - La lotta all'indifferenza: la cittadinanza non deve girarsi dall'altra parte ma vigilare e aiutare, come abbiamo cercato di spiegare con le Guide di vicinato; la sensibilizzazione e la prevenzione che devono essere continue, tutto l'anno; infine rappresenta il ricordo di chi non ce l'ha fatta, per cui le donne devono chiedere aiuto prima che sia troppo tardi. E il Cav è qui per questo".
"In trent'anni abbiamo seguito circa 10 mila donne, aperto due sportelli e tre case rifugio; fra pochi giorni sarà pronta anche la quarta casa - ha spiegato la responsabile del Cav Venezia, Paola Nicoletta Scarpa - Andiamo nelle scuole medie e superiori ma un progetto del prossimo futuro è quello di arrivare anche nelle classi materne ed elementari, assieme ai genitori. Perché tutto parte dall'educazione".
L'installazione artistica presente a Venezia parla proprio anche di questo, di educazione e rivoluzione culturale. Essa infatti è frutto del lavoro dei ragazzi del liceo Fermi di Salò. L'artista, felice della richiesta di replicare l'opera, ha rilasciato loro la certificazione di autenticità. L'opera completa è composta di 1062 paia di scarpe rosse.
"E' un'opera davvero frutto di una rete solidale e impegnata" ha spiegato Bianca Bonaldi, una delle tre curatrici dell’installazione di Elina Chauvet in Campo Santo Stefano, organizzata assieme a Edith Vaisberg e Yasmine Helou.
L'opera resterà a Venezia fino a domani; sarà possibile camminarci attraverso, interagendo con la struttura e con la sconvolgente energia delle scarpe esposte, promemoria delle vite perse, sempre con orario 11 - 19.