La presidente del Consiglio comunale di Venezia, Ermelinda Damiano, e l'assessore alle Politiche educative Laura Besio, sono intervenute questo pomeriggio all’inaugurazione della mostra fotografica di Silvia Cappelletto “Penelope-donna tra lavoro e maternità”, che rimarrà aperta fino a domenica 19 marzo in Sala San Leonardo a Venezia. Sono intervenute inoltre Manuela Tonon, presidente della onlus “Amiche per la pelle”, Maria Grazia Bortolato, presidente dell’associazione “Venezia è”, la fotografa autrice della mostra, Silvia Cappelletto.

“Mi capita tante volte di ascoltare i racconti delle donne che fotografo – ha spiegato Cappelletto – e che spesso, accanto alla gioia e alla tenerezza verso i loro figli, esprimono la difficoltà di conciliare maternità e lavoro, di far convivere positivamente l’identità di madre con quella di donna e di lavoratrice. È così che è nato il progetto Penelope”.

Le protagoniste delle foto sono donne che aspettano un bambino e madri, lavoratrici di vari settori, dipendenti nel pubblico e nel privato, libere professioniste e autonome, tutte fotografate con i segni distintivi del proprio lavoro, la divisa o gli strumenti del mestiere, che diventano il simbolo positivo di una presenza femminile nel mondo del lavoro. Il progetto infatti non vuole essere una “visione in rosa” - come ha piegato la fotografa - ma vuole trasmettere attraverso le immagini il senso di una realtà complessa e in evoluzione, con l'obiettivo di suggerire che la collaborazione, il rispetto e il reciproco sostegno tra uomini e donne sono possibili, nell’ambiente familiare come in quello del lavoro. 

“Una società avanzata non può permettersi di tener fuori dal mondo del lavoro metà della sua popolazione – ha dichiarato la presidente Damiano – rinunciando alle conoscenze, alle competenze, all’intelligenza e alla sensibilità delle donne. Ma una società in cui non nascono bambini è destinata a esaurirsi: sostenere la maternità significa allora semplicemente consentire la crescita economica e culturale di un paese. Avere nel proprio team di lavoro una lavoratrice che è anche una madre non deve più essere visto come un peso, ma come un valore sociale da sostenere”.