Shoah, il messaggio del sindaco Brugnaro alla Cerimonia cittadina: “La memoria è patrimonio dell’intera nazione: va onorata, preservata e trasmessa alle nuove generazioni perché non avvengano mai più quegli orrori”

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Cerimonia cittadina
 

Shoah, il messaggio del sindaco Brugnaro alla Cerimonia cittadina: “La memoria è patrimonio dell’intera nazione: va onorata, preservata e trasmessa alle nuove generazioni perché non avvengano mai più quegli orrori”

24/01/2021

“La memoria delle vittime innocenti di quelle atrocità è patrimonio dell’intera nazione: va onorata, preservata e trasmessa alle nuove generazioni perché non avvengano mai più quegli orrori”. Con queste parole il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha aperto la Cerimonia cittadina per il Giorno della Memoria 2021, che si è svolta questa mattina al Teatro La Fenice. Al video messaggio del primo cittadino sono seguiti gli interventi del presidente della Comunità Ebraica di Venezia, Paolo Gnignati e del Sovrintendente del Teatro La Fenice, Fortunato Ortombina. Presente la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, che ha portato i saluti dell'Amministrazione.

"Siamo chiamati non soltanto a ricordare coloro che sono stati perseguitati, uccisi e trattati in modo disumano, ma abbiamo il dovere di smuovere le nostre coscienze e saper far “Memoria” del male che uomini sono stati in grado di generare verso altri uomini" ha detto il primo cittadino ricordando la data del 27 gennaio 1945, quando le truppe dell'Armata Rossa, in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Richiamando il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella cerimonia dello scorso anno, il sindaco ha aggiunto: "Abbiamo la necessità che, attraverso la “Memoria”, si possa contribuire a costruire quel percorso che scongiuri definitivamente un ritorno al passato”.

Il ricordo, quindi, ma anche la testimonianza di chi ha vissuto il dramma e la violenza dell’Olocausto: “E’ fondamentale, finché sarà possibile - ha aggiunto il sindaco - che l'esperienza umana delle vittime sia raccontata in prima persona da chi quelle violenze le ha vissute come è stato per Virginia Gattegno, oggi novantasettenne e ultima testimone veneziana dell’Olocausto. Sul braccio sinistro ha ancora impresso in verde scuro il suo numero di matricola A-24324. 'Avrei potuto cancellarlo - ha riferito in una recente intervista - ma è un documento per l’umanità'. Ad un certo punto della sua esistenza ha sentito il dovere di 'tramandare questa triste storia perché non accada più aggiungendo un appello a tutti noi: 'Ricordate: se l’uomo è riuscito a farlo una volta può farlo ancora'. Alla nostra concittadina Virginia, e alla memoria di Amos Luzzato, presidente per 8 anni dell'Unione delle comunità ebraiche italiane e guida della Comunità ebraica di Venezia, che ci ha lasciato lo scorso settembre, arrivi l’unanime ringraziamento da parte di tutta la nostra Città. Con il loro esempio e con il loro impegno ci hanno dimostrato l’importanza di non girarci dall’altra parte davanti alla sofferenza dei nostri fratelli”.

Il discorso del sindaco si è chiuso con il richiamo alla storia della Città: “C’è anche questo triste capitolo nei 1600 di storia di Venezia che ci avviamo a celebrare - ha concluso Brugnaro - Ricordare anno dopo anno il Giorno della Memoria non vuol dire solo rievocare storicamente ciò che accadde, ma avere la consapevolezza che, ogni giorno, siamo chiamati a fare scelte, piccole o grandi che siano, per non restare indifferenti a quei tentativi di negazionismo. Ringrazio vivamente la Comunità Ebraica perché, assieme, stiamo ribadendo il ruolo fondamentale delle Istituzioni a sostegno della “Memoria”. Lo dobbiamo alle vittime innocenti dell'Olocausto ma, soprattutto, lo dobbiamo a noi stessi per la grande responsabilità che abbiamo nei confronti delle nuove generazioni. Shalom amici veneziani”.

"Oggi - ha aggiunto Gnignati che nella sua riflessione ha citato più volte il Manifesto di Ventotene e ricordato la figura di Amos Luzzato - un discorso sulle leggi razziali ha un senso perché onora il ricordo di chi, di quelle leggi, è stato vittima. Soprattutto li onora perché individua la necessità di prevenire quel populismo ideologico e ci indica che lo stare insieme in un percorso, in Italia e in Europa, non può che trovare fondamento su valori culturali condivisi e sulla cui accettazione si devono misurare tutti, nuovi e vecchi cittadini. Nella particolare situazione di crisi che stiamo vivendo c'è il concreto rischio che qualcuno cerchi di far cadere le fasce più deboli in inganno e di portarle a vedere inesistenti complotti di cui sarebbero vittime e quindi a demonizzare gruppi diversi e più deboli su cui proiettare la responsabilità delle proprie difficoltà".

Al termine degli interventi la Cerimonia cittadina è proseguita con l'esibizione del coro del Teatro diretto dal maestro Claudio Marino Moretti, con musiche di Verdi e Weber e con le voci del contralto Valeria Girardello accompagnata al pianoforte e alla fisarmonica da Ulisse Trabacchin. Prima dell'esibizione il sovrintendente Ortombina ha ricordato che anche il mondo della musica non è rimasto indenne dalle leggi razziali, leggendo una lettera indirizzata nel 1940 alla direzione del Teatro La Fenice dall'allora Ministero della Cultura Popolare nella quale si ribadiva e raccomandava di rispettare "l'assoluto divieto per gli appartenenti alla razza ebraica di svolgere qualsiasi attività nel campo teatrale".

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