Alessio Boni, attore teatrale e famoso volto cinematografico e televisivo, debutta insieme a Serra Ylmez con Don Chisciotte al Teatro Toniolo

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Alessio Boni, attore teatrale e famoso volto cinematografico e televisivo, debutta insieme a Serra Ylmez con Don Chisciotte al Teatro Toniolo

04/02/2019

Alessio Boni, attore teatrale e famoso volto cinematografico e televisivo, debutta insieme a Serra Ylmez con Don Chisciotte, un nuovo spettacolo che reinterpreta il capolavoro di Miguel De Cervantes. Lo spettacolo va in scena al Teatro Toniolo da mercoledì 6 a domenica 10 febbraio. Giovedì 7 i due attori alle 17.30 in biblioteca VEZ inoltre incontrano il pubblico per la rassegna "Biblioteca prima del teatro".

Il coraggio di perseverare in nome dei propri ideali, sconfinando nel surreale, fino a combattere contro i mulini a vento, mosso da una nobile follia. Sul palco il Don Chisciotte di Alessio Boni è un uomo innamorato, arrabbiato e intransigente contro le ingiustizie, ma in fondo buono.

L'adattamento teatrale è di Francesco Niccolini, la regia invece è di Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. Al suo fianco lo scudiero curioso ed esilarante ma con i piedi ben piantati per terra Sancho Panza, portato in scena da una donna: l’attrice turca icona per Ferzan Ozpeteck, Serra Yilmaz. Sette in tutto gli attori coinvolti, più uno che ha dato le movenze a ronzinante, il cavallo di Don Chisciotte.

Il Don Chisciotte di Alessio Boni è un racconto sulla lucida follia, che a volte consente di compiere atti eroici. È uno spettacolo folle che lo stesso attore e regista spiega agli spettatori con una sorta di presentazione che conduce il pubblico all’interno della rappresentazione liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra.

“Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è vita o morte. L’uomo lo sa ed è in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale. È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole predeterminate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte”.

 

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