“Parangon”: un oggetto per il confronto

Condividi
 

“Parangon”: un oggetto per il confronto

24/08/2018

Nel sestiere di San Polo, a Rialto, a lato dei portici, si trovano cinque “Rami” detti “del Parangon”, rispettivamente primo, secondo, terzo, quarto e quinto.

Il toponimo ha un significato molto semplice; si tratta del “paragone”, ovvero l'oggetto perfetto da utilizzare per il confronto. Il magistrato e giurista Giuseppe Boerio (1754 - 1832) nel suo “Dizionario del Dialetto Veneziano” ne spiega il significato e l'utilizzo sotto la voce “Pani de Parangon”: “Panni e stoffe di Paragone si chiamavano nei secoli XVI e XVII quei pannilani e drappi di seta, così detti dalla loro finezza e perfezione, che si fabbricavano in questa capitale nel lungo edifizio che esiste sulla Piazza di Rialto, sopra i portici, ora detti Ruga dei Oresi, dalla parte di S. Giovanni: edifizio che quindi appellavasi del Paragone, il quale più anticamente serviva all'uso delle Magistrature, quando il Governo era in Rialto. La calle di mezzo tra il detto edifizio, e l'altro che riferisce sopra la Piazza di Rialto Nuovo, chiamavasi Calle del Paragone, e v'era ancora ai giorni nostri qualche fabbrica di pannilani, ma ordinarii, sussistente nel medesimo luogo”.

Pesi e misure di riferimento per ogni prodotto

Il toponimo “parangon” identificò di conseguenza l’ufficio dove si conservavano i pesi e le misure a cui si dovevano riferire tutti i fabbricanti e commercianti di qualsiasi prodotto: diamanti, carbone, liquidi, oro, stoffe ecc., così come avveniva per i drappi di seta che venivano prodotti seguendo rigide regole e che fungevano da termine di paragone per la produzione e la vendita del prodotto.

Il parangon anche nell'urbanistica

L'attenta e precisa Magistratura della Repubblica, sempre vigile anche sullo sviluppo urbano di Venezia, ritenne utile rendere tangibile anche il limite di sporgenza che era stato stabilito con gli architetti e gli urbanisti veneziani, nella costruzione dei “barbacani”. Questi elementi architettonici, diffusissimi a Venezia, venivano posti a sostegno del muro della facciata dell'edificio, a partire dal primo piano, permettendo così un’espansione verso l'esterno delle abitazioni soprastanti, senza sacrificare la larghezza della calle.

E' per questo motivo che, all'imbocco della calle della Madonna, perpendicolare alla Riva del Vin, a Rialto, a pochi metri dai Rami del Parangon, prima di una lunga fila di barbacani in legno, che sostengono le facciate degli edifici sporgenti sulla calle, si nota il cosiddetto “barbacan da parangon”  che riporta incisa l'iscrizione “PER LA IVRIDICIOM DI BARBACANI” .

Questo barbacane in pietra d'Istria, anziché in legno, è stato collocato con la precisa funzione di  “parangon”, per  indicare la massima sporgenza autorizzata per legge.

 

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani

Unisciti al canale Telegram del Comune di Venezia

Top