«Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum» Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo. La leggenda narra che con queste parole si sarebbe rivolto all’evangelista Marco - naufrago nella Laguna di Venezia dopo un viaggio ad Aquileia durante il quale aveva fondato la prima chiesa della città - un angelo dalle sembianze di leone alato, rassicurandolo sul fatto che in quelle terre avrebbe trovato accoglienza e riposo eterno. L’iconografia cristiana attribuì all’evangelista la forma di leone alato, simbolo di coraggio e forza. Le ali spiegate esprimevano la sua spirituaità e l'aureola la sua santità.
La potente Repubblica di Venezia ebbe come protettore San Teodoro fino all'828, quando le reliquie dell’evangelista Marco arrivarono a Venezia, trafugate da Alessandria d’Egitto. Scelse allora come suo protettore l'evangelista. Inoltre adottò il suo simbolo, il leone alato, che esprimeva la grandezza e la potenza della Serenissima portando contemporaneamente un messaggio di cultura e pace (il libro), di devozione (l'aureola) e il doppio significato di forza e di giustizia (la spada). Il Leone marciano viene rappresentato in dipinti, sculture, bassorilievi, statue e bandiere in diverse posizioni, ognuna delle quali comunica all’osservatore importanti informazioni: "andante", quando appare tutto il corpo e posa su tre zampe e l’anteriore destra sul libro; "rampante", quando è di profilo sulle zampe posteriorie con le anteriori regge il libro e la spada; "in moeca" invece è seduto frontalmente con le ali spiegate e in questa posizione ricorda un granchio con le chele aperte (moeca in veneziano è il granchio durante la muta). È la versione usata su monete, sigilli, stemmi e bassorilievi; "in gazzetta" seduto, con le ali spiegate e l'aureola; "vessillifero" quando sorregge un vessillo. In alcune rappresentazioni il leone alato posa le zampe anteriori su una terra dove si notano alcune torri, mentre le posteriori sono sull’acqua. Questo simboleggia la potenza della Serenissima Repubblica sulla terra e sul mare.
Il leone era sempre raffigurato, nelle piazze e sui palazzi, in tutti i domini della Serenissima. Purtroppo con la Lega di Cambrai (lega delle maggiori potenze europee contro la Repubblica di Venezia, formata nel 1508, per mantenere l'egemonia su diversi territori della penisola italiana), furono abbattuti tanti leoni marciani per distruggere il simbolo della potenza della Serenissima. La più grave devastazione avvenne però, durante il dominio francese, sia prima che dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797). In quel periodo vennero distrutte numerosissime rappresentazioni in tutto il territorio dell’ex Repubblica, (con esclusione dell'Istria). Tra i principali incaricati alla distruzione ci fu lo scalpellino Beneto Giraldon.
Malgrado ciò a Venezia si osservano tutt'ora molti leoni, che risalgono ad epoche diverse, una gran parte dei quali realizzati nel XIX secolo. Tra I “leoni in moeca” il più antico (XIII secolo) si trova al museo Correr e si tratta di una patera in pietra che era collocata all’ingresso del campanile di Sant’Aponal. Altri bassorilievi a testa di leone sono le “bocche per le denunce segrete”, mentre sono numerosissime le formelle sui muri di palazzi o I leoncini decorativi su poggioli o chiavi di volta. Molti imponenti monumenti con il leone marciano risalgono al XIX secolo durante il Regno d’Italia, come quello cavalcato da Minerva, che dal 1938 si trova ai giardini di Castello e fu realizzato nel 1830, quando la facciata dell’antica Scuola di Santa Maria della Carità divenne l'ingresso del museo "Gallerie dell’Accademia". Risale al 1887 il monumento equestre a Vittorio Emanuele II in Riva degli Schiavoni, opera di Ettore Ferrari in bronzo, granito e pietra d’Istria, alto 10 metri. Sul basamento ci sono due imponenti statue del leone di San Marco ricche di simboli che raccontano gli eventi storici dell’epoca. Sul lato posteriore il leone morde le catene poste dall’Austria e sorregge una donna triste e fatta prigioniera con la sconfitta della Repubblica di San Marco. E’ Venezia. Dall' altro lato, Venezia è felice e orgogliosa della libertà ripresa. Il leone ruggente al suo fianco lacera con gli artigli il trattato di Vienna del 1815 e posa l’altra zampa su una lapide con i risultati del plebiscito “fasullo” del 1866, posto sopra il libro con la scritta "Pax Tibi Marce Evangelista Meus". La statua del doge Francesco Foscari, davanti al leone marciano sopra la porta della Carta di Palazzo Ducale, è una copia ottocentesca in sostituzione dell’originale quattrocentesco distrutto durante i moti del 1797. Il leone alato della Scala dei Giganti di Palazzo Ducale è invece attribuito al trevigiano Luigi Borro (1826-1886), scultore che ha realizzato anche il monumento funebre di Daniele Manin nell’omonimo campo, dove il patriota appare su un alto piedistallo ed è rivolto verso la casa dove abitò. Sul basamento è posto il leone alato, simbolo di Venezia per cui Manin si è battuto e le palle di cannone.
Il simbolo della Serenissima ha accompagnato ed accompagna Venezia nella sua storia, è il marchio indelebile di una città unica e immortale, repubblica marinara che sia la marina militare che quella marcantile raffigurano con orgoglio nella loro bandiera.