“Una linea in +”, la mostra con cui Sandro Pinna propone il suo mondo fatto di linee sottili, corpi dematerializzati e forme immaginarie dai tratti umani

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Illustrazione con tre persone sedute a un tavolo e una in piedi
 

“Una linea in +”, la mostra con cui Sandro Pinna propone il suo mondo fatto di linee sottili, corpi dematerializzati e forme immaginarie dai tratti umani

02/08/2024

Da martedì 6 a mercoledì 14 agosto il palinsesto de “Le Città in Festa” propone la mostra d’arte “Una linea in +”. Nella sala palazzo della Provvederia di Mestre saranno esposte le opere di Sandro Pinna. L’ingresso è gratuito.

Sandro Pinna è nato in Sardegna, dove ha frequentato la scuola d’arte, trasferitosi poi in Germania, dove ha lavorato come orafo e designer di gioielli, competenza, quest’ultima, che traspare nei disegni che popolano il suo mondo immaginario. Un mondo patafisico, con i suoi enti e le sue leggi, in cui l’artista si proietta, ricombinando le sue percezioni reali, per disegnare forme e figure che appartengono a questo orizzonte ontico. Lungo una traiettoria di linee sottili che allontanano dalla terra, sempre sul punto di spezzarsi e di riportare l’artista alla fatticità, dalla quale cerca di emergere. 

L’arte di Pinna è antinomica rispetto alla sua poiesis artigianale, in quanto è antimaterica, riduce i soggetti ai loro bordi, sui quali insiste, per far emergere figure tra l’umano e il non umano. La predilezione dell’autore per Giacometti, si trasmuta in volti e corpi filiformi e dematerializzati, dai risvolti talvolta fumettistici. Le linee sottili delineano figure minimaliste che lasciano scorgere rapporti duali, famigliari e folle solitarie. Forme immaginarie dai tratti umani, sezioni metaforiche della mente, percezioni ridotte a frame minimali, che sintetizzano il mondo interiore dell’artista. Una dimensione, in cui ritroviamo trasfigurata in forma bidimensionale, anche la poetica macchinica di Jean Tinguely, declinata attraverso segmenti, tiranti, pulegge e oggetti ri-funzionalizzati e assemblati in una sorta di macchineria. In definitiva, una finestra aperta su di un mondo parallelo, forse una via di fuga, al di là del senso comune e della quotidianità di quello nostro, per provare pure noi, come spettatori, ad affacciarci, per comprendere se quello sia lo stesso mondo in cui vorremmo vivere.

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