In scena da venerdì 7 ottobre al Teatro Malibran "Apollo e Hyacintus" di Wolfgang Amadeus Mozart
04/10/2022Va in scena al Teatro Malibran un nuovo allestimento di Apollo et Hyacinthus, il primo lavoro scenico dell'undicenne Wolfgang Amadeus Mozart. Dopo Il re pastore e Der Schuaspiedirektor, la Fenice insiste sul solco di un percorso dedicato al teatro musicale del genio di Salisburgo, proponendo l’intermezzo su libretto latino del benedettino Rufinus Widl che gli venne commissionato dall'Università di Salisburgo per lo spettacolo conclusivo dell'anno accademico 1766-1767. L’allestimento sarà curato dalla regista Cecilia Ligorio, a capo di un progetto dedicato ai giovani frutto della collaborazione della Fenice con l’Accademia di Belle Arti di Venezia; mentre la direzione musicale sarà condotta da Andrea Marchiol. La prima di venerdì 7 ottobre alle ore 19 sarà seguita da quattro repliche, il 9, 11, 13 e 15 ottobre.
La prima prova teatrale di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) si svolge in un contesto piuttosto particolare: nel 1767 l’Università di Salisburgo, gestita dai benedettini, gli richiede le musiche per intervallare un dramma in cinque atti, Clementia Croesi, scritto in latino da padre Rufinus Widl (1731-1798). Più che di un’opera vera e propria, dunque, molti studiosi hanno parlato di ‘intermezzi’ inseriti nel testo in prosa, pratica assai comune a quei tempi. L’opera si basa principalmente sul decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, che racconta il dolore di Apollo per l’involontaria uccisione dell’amato Giacinto, fanciullo di splendida bellezza, dovuta al fallace rimbalzo del disco da lui lanciato durante una gara giocosa, e la conseguente trasformazione del giovane nel famoso fiore purpureo. L’erudito prelato però, per prendere le distanze dall’evidente omoerotismo del brano ovidiano, anche per motivi di ‘convenienza’ religiosa, cambia radicalmente l’intreccio, introducendo altri tre personaggi: Ebalo, re di Laconia e padre di Giacinto, Melia, la principessa sua figlia, e Zefiro, amico fraterno del ragazzo, che si scoprirà essere l’unico responsabile della sua morte. Dopo varie vicissitudini, scoperto l’inganno di Zefiro – condannato da Apollo a tramutarsi in vento e scomparire – il dio può felicemente convolare a nozze con Melia.
Apollo et Hyacinthus debuttò il 13 maggio 1767 nell’aula magna dell’Ateneo di Salisburgo, ottenendo grandissimo successo, rivolto allo spettacolo in generale e al compositore in particolare («famosissimus ille Juvenis»). Il cast, formato com’è naturale da soli interpreti maschi, vide impegnati studenti, e dunque non professionisti, che vanno dai dodici ai diciotto anni. Della compagine artistica, comunque, il più giovane resta Mozart. «Alla base del lavoro – ha spiegato la regista Cecilia Ligorio – c’è il desiderio di rispettare la freschezza della musica di Mozart con uno spettacolo altrettanto lieve e, spero, godibile. Per fare questo, la regia e drammaturgia si muovono su tre livelli. Il primo è quello che cerca una narrazione chiara della storia grazie al lavoro sul libretto e a quello con l’eccezionale cast di cantanti. Dare concretezza fisica a una gioventù che desidera, gioca e si sbaglia. Richiamare la sensualità delle Metamorfosi ovidiane in cui Apollo seduce tutti, muove tutti, ama tutti. E da tutti è amato.
Il secondo livello riguarda la volontà di rendere l’attività creativa degli studenti dell’Accademia un fatto scenico, studenti che, come al tempo di Mozart è successo con gli studenti di Salisburgo, sono stati parte fondamentale di questa ricerca. Tutti gli allievi che hanno partecipato al progetto sono infatti anche in scena: modificano lo spazio durante la rappresentazione in modo che questo si trasformi grazie alle loro mani. Sono loro a invocare e riconoscere l’Apollo esiliato e ramingo di cui Wild parla nel libretto. Diventano la metafora della sua forza, il ponte tra noi, i personaggi di Mozart e questa divinità così centrale in tutta la cultura classica. Apollo è colui che porta la luce e la cura, che è padre delle Muse e protegge l’arte, e loro sono i suoi adepti.
Il terzo livello è quello che riguarda il dare forma attraverso scene e costumi all’idea del gioco teatrale ispirato dal profumo barocco della musica del piccolo Mozart. A questo si aggiunge il gioco metalinguistico e letterario che parte – e torna – all’idea e alla parola di Metamorphosis».
«Apollo et Hyacinthus è impressionante – ha commentato Andrea Marchiol, direttore d’orchestra di questa nuova produzione – anche e soprattutto pensando a un ragazzino di undici anni di oggi. Il principale punto di forza rimane lui, la sua enorme genialità. Forse non possiede ancora la maturità per costruire una linea drammaturgica che inizia, si sviluppa e si chiude: a quest’altezza della sua produzione questo non ci può ovviamente ancora essere, ma dal punto di vista musicale ci sono delle invenzioni strepitose. A mio parere, il primo compito del direttore, in questo caso, è fare in modo che gli orchestrali eseguano semplicemente ciò che è scritto, che è tantissimo. È una partitura densa di chiaroscuri».
Il cast del nuovo allestimento veneziano vedrà impegnati Krystian Adam nel ruolo del re Ebalo, Barbara Massaro in quello di Melia, Kangmin Justin Kim in quello di Hyacinthus, Raffaele Pe in quello di Apollo, Danilo Pastore in quello di Zefiro. Completano il cast Enzo Borghetti ed Emanuele Pedrini nelle vesti dei due sacerdoti di Apollo. Apollo et Hyacinthus sarà proposto in lingua originale, in latino, con sopratitoli in italiano e in inglese, e andrà in scena venerdì 7 ottobre alle 19 (turno A); domenica 9 ottobre alle 15.30 (turno B); martedì 11 ottobre alle 19 (turno D); giovedì 13 ottobre alle 19 (turno E); sabato 15 ottobre alle 15.30 (turno C).