Il Padiglione Venezia riparte da “Sapere come usare il Sapere” il percorso avviato nel 2020 con i dialoghi tra gli artisti che hanno animato le Aperture Straordinare e che dal prossimo 22 maggio, in occasione della 17. Mostra Internazionale di Architettura, riapre i battenti con il progetto presentato questa mattina, in video conferenza dalla Smart Control Room del Tronchetto, alla presenza dei curatori dell’esposizione e del sindaco Luigi Brugnaro. All’appuntamento erano presenti Giovanna Zabotti, curatrice del progetto in collaborazione con il commissario Maurizio Carlin, oltre all’architetto Michele De Lucchi e il giornalista-conduttore televisivo Emilio Casalini protagonisti degli spazi espositivi interni al Padiglione.
“Ringrazio chi ha lavorato molto intensamente al progetto - è intervenuto il sindaco Brugnaro. Già dallo scorso anno eravamo pronti per la riapertura del Padiglione, insieme alla Biennale, poi il lockdown e la pandemia ci hanno costretto a far slittare la mostra. In questi mesi il lavoro è stato portato avanti, il progetto è stato aggiornato e siamo pronti a partire con la riapertura del Padiglione fino al prossimo autunno. Grazie alla Mostra Internazionale di Achitettura, alla riapertura del Padiglione Venezia e del Salone Nautico, Venezia sarà capace di dare ai cittadini e ai visitatori un’ampia offerta di eventi, senza dimenticare la contemoranea riapertura dei musei”. Il primo cittadino si è poi soffermato sulla mostra: “Ci tengo particolarmente a sottolinerare l’importanza dello spazio che sarà riservato all'esposizione delle opere vincitrici del concorso organizzato dal Comune di Venezia “Artefici del Nostro Tempo”. Diamo spazio ai giovani, è un’iniezione di fiducia per i ragazzi che potranno esporre le loro opere alla Biennale, ma è anche un riconoscimento al loro merito e diamo modo di dare voce e comunicare le loro capacità. Per diversi mesi questi giovani artisti vedranno le loro opere esposte anche nella galleria della Fondazione Bevilacqua la Masa, in Piazza San Marco, nell’area di Forte Marghera e in altri luoghi di Venezia. L’arte serve anche a difendere e portare avanti le proprie idee, con l'obiettivo di sperimentarsi. Voglio esprimere la mia gratitudine a chi ha lavorato per l’organizzazione del Padiglione Venezia, è un’ulteriore dimostrazione che la città si sta facendo sentire nel mondo e vuole dare un messaggio di rinascita al Paese”.
“L’attività del Padiglione Venezia non si è mai fermata - ha spiegato Carlin. L’anno scorso a causa della pandemia abbiamo dovuto sospendere la mostra ma la nostra attività è proseguita, si è lavorato senza soluzione di continuità perché il Padiglione rimanesse accessibile alla città e ai cittadini, ottenendo un ampio riscontro con le Aperture Straordinarie, grazie alle quali abbiamo tirato la volata fino alla celebrazione dei 1600 anni di Venezia. La pandemia ci ha divisi ma grazie alla mostra ospitata nel Padiglione Venezia lanciamo il messaggio che possiamo continuare a vivere assieme. L’allestimento è frutto del coinvolgimento di tutta la città e delle istituzioni”. Il commissario ha ricordato il sostegno de La Fenice, dal cui laboratorio di falegnameria hanno preso vita le cinque opere che saranno esposte nella prima sala, poi la collaborazione tra Comune di Venezia e Università Ca’ Foscari grazie alla quale 9 studenti sono stati inseriti all’interno del progetto, e il supporto di Vela Spa.
“L’esposizione del Padiglione Venezia nasce da un progetto costruito in comunità, una comunità che ha saputo lavorare in armonia - ha aggiunto la curatrice Zabotti. Credo sia un aspetto fondamentale, pensando alle domande da cui nasce la mostra: Come vivremo insieme? Come vivremo bene insieme? Creando armonia tra uomini e ambiente in cui vivono. L’ambiente in cui viviamo ha un valore educativo e noi possiamo imparare creando nuovi luoghi. Partendo dall’educazione, che è il filo conduttore del percorso espositivo, il mio compito è stato quello di mettere insieme connessioni tra saperi, eccellenze, e personalità differenti per riuscire a rappresentare cosa possono essere questi nuovi luoghi da cui ripartire a vivere insieme”.
Il percorso espositivo è articolato in tre diversi spazi. Ha inizio dalla porta centrale, attraverso la quale si accede alla sala principale, quella delle “Education Stations” di Michele De Lucchi che vogliono essere spazi concepiti per imparare attraverso le qualità dell’architettura. “Cinque grandi tetti - così l’architetto ha presentato l’esposizione - Ci fanno ammirare quello che abbiamo attorno, ci aiutano ad apprezzare la straordinarietà dell’uomo che si è preso la responsabilità di gestire le risorse della terra, alzando gli occhi a un futuro migliore. Ma queste opere rappresentano anche la forza organizzativa che serve per creare un ambiente dove poter vivere tutti assieme in condizioni migliori. Le Education Stations raccontano la storia della civiltà dell’uomo, dalle sue origini a oggi. Il tema dell’Educazione unisce e mette a confronto tutte le generazioni - ha aggiunto De Lucchi - Lo scambio generazionale e il confronto con esperienze diverse è fondamentale per attivare lo spirito e le motivazioni che fanno sì che ci avviciniamo al futuro con ottimismo. Le stazioni, il percorso tra le opere, rappresentano la necessità di fermarsi e di capire che direzione prendere in un momento di tale trasformazione e di cambiamento continuo”.
Nella seconda sala trova spazio l’”Economia della Bellezza” di Emilio Casalini. “La bellezza - così il giornalista ha spiegato l’installazione - diviene strumento e fine per la valorizzazione delle infinite sfumature della nostra identità. È assimilabile ad un'architettura sociale per l’organizzazione del tutto e la gestione della complessità attraverso l’armonia. Il concetto è reso materiale dalle opere di Marina e Susanna Sent e da uno studio economico sull’incidenza della stessa sulla nostra economia. Il focus dello studio parte da Venezia, con i suoi 1600 anni: un processo di valorizzazione dell’immenso patrimonio di questa straordinaria città e dell’Italia intera. L’esposizione è un luogo dove tutto si incrocia, dall’arte all'economia, è la rappresentazione della potenza di un sogno con la visione di uno sviluppo”.
All’interno del Padiglione Venezia la terza sala, grazie alla collaborazione della Fondazione Musei, sarà invece riservata ai giovani artisti vincitori della seconda edizione del concorso del Comune di Venezia “Artefici del nostro tempo”. Saranno esposte le opere vincitrici delle otto sezioni individuate dalla giuria: design del vetro, vetro realizzato, fotografia, fumetto, pittura, poesia visiva, video clip musicali e street art.
“Per la prima volta in assoluto - ha concluso la curatrice Giovanna Zabotti ringraziando tutti i partner che hanno contribuito alla realizzazione dello spazio espositivo - si è creata una sinergia con il Padiglione Italia, affidato per questa edizione ad Alessandro Melis. Terreno comune le comunità resilienti che trovano corrispondenza nell’Economia della Bellezza di Emilio Casalini e nelle Education Stations di De Lucchi. La collaborazione con il Padiglione Italia prevede anche la realizzazione di una guida virtuale, scaricabile su qualsiasi piattaforma, denominata Pad - Padiglioni italiani alla Biennale, che accompagnerà i visitatori, nell’approfondimento dei temi proposti e collegherà i due Padiglioni".