Giorno della Memoria: deposte 15 nuove Pietre d'Inciampo. La presidente Damiano: "Il nostro impegno per ricordare l'immane tragedia che ha colpito anche Venezia"

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Pietre Inciampo
 

Giorno della Memoria: deposte 15 nuove Pietre d'Inciampo. La presidente Damiano: "Il nostro impegno per ricordare l'immane tragedia che ha colpito anche Venezia"

25/01/2021

Si è rinnovato questa mattina, con partenza dal Campo del Ghetto, l’appuntamento con la Cerimonia di deposizione delle Pietre d’Inciampo, nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria. Un itinerario scandito dalla posa di 15 pietre e dal minuto di silenzio davanti all'uscio di casa che fu l’ultima dimora dei concittadini veneziani prima della deportazione. La presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, ha aperto la commemorazione alla quale hanno preso parte anche Paolo Navarro Dina della Comunità ebraica, Giovanni Sbordone, direttore dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, il professore di Ca' Foscari Shaul Bassi in rappresentanza dell’associazione Beit, Luisella Pavan-Woolfe, direttrice del Consiglio d’Europa-Ufficio di Venezia, Marita Liebermann direttrice Centro Tedesco di Studi Veneziani e Marco Borghi, presidente della Municipalità di Venezia-Murano-Burano.

“La posa delle Pietre d’Inciampo per Venezia rappresenta ormai un simbolo del Mese della Memoria - ha esordito Damiano. Non si tratta semplicemente di un rito ma di un momento dall’alto valore civile, che va a restituire dignità, identità, umanità, ma anche un nome, un volto, un’anima a quei cittadini veneziani che furono strappati alla vita e consegnati all’orrore dei campi di concentramento. Oggi verranno deposte 15 pietre d’inciampo che si aggiungono alle 90 già posizionate negli anni scorsi, per un totale di 105, segno tangibile di quanto Venezia sia impegnata nel ricordare questa immane tragedia, che ha colpito il mondo e la nostra stessa città”. Mostrando poi i manifesti cittadini in cui è stata utilizzata una simbologia che ricorda la forma delle pietre d’inciampo, con colori diversi che rappresentano i gruppi sociali identificati nei campi di concentramento, la presidente ha sottolineato “come le Pietre diano un senso alla memoria, che deve rimanere viva attraverso l’impegno quotidiano di tutti. L’inciampo fisico ed emotivo deve ricordarci non solo dell’ideologia nazifascista nel luogo simbolo della vita quotidiana, la loro casa, ma deve essere un monito per tutti noi affinché certi orrori del passato non abbiano modo di ripetersi”.

Lungo l’itinerario sono state deposte le pietre a Cannaregio in ricordo di Regina Abolaffio, Rosa De Leon, Eugenia Franco Pitteri, Susanna Calimani Nacamulli e Adele Almansi. A Castello il minuto di silenzio è stato in memoria di Arrigo Jesurum, mentre a San Marco il ricordo si è soffermato sulla famiglia Todesco: sei pietre in onore di Eugenio (padre), Ida Dina, (madre) e i tre figli Bruno, Emilio, Mario e Sergio. Il percorso si è chiuso sempre a San Marco con la posa delle ultime due pietre in memoria di Fernanda Ascoli ed Emilio Scarpa.

“Siamo molto emozionati - ha detto Paolo Navarro Dina - perché questa cerimonia ci consente di ricordare i nostri cari e allo stesso tempo sottolineare la memoria collettiva, che ci aiuta a comprendere quello che è stato. A Venezia, dal 2014 ad oggi, sono state poste 105 pietre, ma il lavoro è ancora lungo, perché in tutto sono stati deportati 246 ebrei”. Bassi ha illustrato due progetti portati avanti in sinergia da Ca’ Foscari, Comunità ebraica e altre associazioni per omaggiare la storia delle persone a cui sono dedicate le Pietre d’Inciampo. “Grazie anche a un finanziamento della Regione Veneto - ha spiegato – stiamo elaborando un progetto di realtà aumentata: inquadrando le pietre d’Inciampo con un telefonino sarà possibile approfondire la storia delle persone che sono state deportate. Il secondo progetto, “Futura memoria”, realizzato dall’associazione Beit Venezia-Casa della cultura ebraica, coinvolgerà i bambini e le famiglie affinché le storie dei deportati vengano raccontate dai più piccoli a modo loro “per dare il senso forte che la memoria è un lavoro continuo e deve essere tramandato di generazione in generazione”.

“Le Pietre d'Inciampo – ha aggiunto Sbordone - sono un monumento particolare, diverso dagli altri, in quanto diffuso e partecipato: le pietre infatti, collocate in vari punti della città, vengono "adottate" dai cittadini e dalle scuole, che si occupano così della loro manutenzione e pulizia. Sono quindi le singole persone che "curano" la memoria. E' un modo per ricordare l'individualità delle singole vittime dentro l'enormità delle milioni di persone che sono state uccise”. “Le Pietre d’Inciampo non hanno la monumentalità di tanti memoriali che ricordano la Shoah - ha spiegato Pavan-Woolfe - si tratta di un monumento più intimo, a dimensione dei singoli individui e delle loro storie, perché molto spesso non programmiamo una visita ma inciampiamo nei sampietrini, che interpellano in modo diretto e inaspettato le nostre coscienze”.

“La memoria deve rimanere un elemento fondamentale della nostra vita sociale, culturale, civile ma anche personale – ha detto Marita Liebermann - Quella delle Pietre d'Inciampo è una forma di memoria molto particolare, che tiene viva la memoria delle singole persone oltre che della tragedia collettiva. In questo modo non corriamo il rischio di dimenticare quelle persone e cosa è successo loro. Allo stesso modo la memoria ci aiuta a capire come vogliamo sia il nostro futuro”. L’itinerario della Memoria si è chiuso con l’intervento di Borghi, ex direttore di Iveser e oggi presidente della Municipalità di Venezia-Murano-Burano: “Le Pietre d’Inciampo - ha evidenziato - sono la dimostrazione di quanto questa città ha dedicato, dedica e dedicherà per una memoria che non sia una ‘spilletta’ da utilizzare una volta all’anno, ma sia uno strumento di cittadinanza, civismo e partecipazione”.

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