Campiello de la Stua

Condividi
Campiello de la Stua
 

Campiello de la Stua

02/03/2021

Il Campiello de la Stua si trova nel sestiere di Santa Croce vicino alle “Carampane”. La "Stua", che in dialetto veneziano significa stufa, era un elemento essenziale per le attività rivolte alla cura del corpo, tanto che esisteva proprio il mestiere degli Stueri (chirurghi di bassa levatura) che facevano parte di un ramo dell'Arte dei Barbieri. Il toponimo, che compare in alcune zone della città, indicava la presenza di laboratori di stueri che per il loro lavoro avevano continuamente bisogno di acqua calda prodotta da una stufa mantenuta sempre accesa.

Nella sua opera "Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche", alla pagina 164 del libro III, lo storico veneziano Giovanni Battista Gallicciolli (1733 – 1806) scriveva: "S'apre in calle di Ca' Bragadin altra Calle che torcendo poi a sirocco perviene alla Fondamenta delle Tette ove trovasi un sottoportico. Ma prima nel mezzo si spande in un seno quadrato o piazza, che s'appella Corte de la Stua, ov'è un pozzo (che oggi non c'è più n.d.r.). Stueri diciamo gli Stufaioli, cioè quel genere di Chirurghi, i quali sogliono far loro mestiere accomodando le ugne de' piedi, risecando cali &c. perché sempre hanno in pronto acqua calda, ovvero qualche luogo caldano per comodo di quelli, che si vogliono far curare.”

Un accenno alle stue veneziane è riportato da Alvise Molin (1606-1671) nel suo Diario, scritto mentre era ambasciatore a Costantinopoli: "Nel ritorno a casa dessimo un'occhiata ad uno dei loro bagni, che molti e frequentissimi sono nella Turchia, fatti per lavarsi prima dell'orazioni loro, che altro non sono che stufe in tutto simili alle nostre".

Testimonianze dell'epoca riportano che nelle stue si curavano malattie di ogni genere, venivano fatti impacchi di mercurio e di altre sostanze ed essenze; si facevano deglutire medicine ricavate con particolari pozioni (che spesso anziché guarire facevano trapassare il paziente). La Repubblica, di conseguenza, promulgò leggi sempre più restrittive nei confronti delle arti mediche. Però nelle Stue a volte, oltre alla cura del corpo e dei piedi, si praticavano rapporti sessuali mercenari, maschili e femminili, malgrado il governo della Serenissima avesse imposto espliciti divieti.

Non a caso, proprio vicino alla fondamenta della Stua di Rialto troviamo il ponte delle Tette, così chiamato per la presenza di alcuni postriboli, negli anni floridi della Repubblica di Venezia.

Unisciti al canale Telegram del Comune di Venezia

Top