
E' l’inverno demografico, dalle temperature sempre più rigide. Il diminuire dei nuovi nati pesa sul nostro Paese più di quanto non faccia l'aumento delle persone anziane. Se nel dopoguerra l'italiano tipo era un trentenne, oggi l'italiano tipo ha 50 anni. Nel 2050 sarà un settantacinquenne. E questa situazione porta con sé, tra i suoi effetti, una forte riduzione della manodopera disponibile. Allora le transizioni demografica, ambientale e digitale diventano una grande sfida da affrontare in maniera integrata.
E' stato il tema attorno al quale è ruotato "Demografia, Manodopera, Casa: il futuro delle costruzioni nella nostra provincia", il dibattito pubblico che si è svolto, questa sera, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, e seguito all'annuale assemblea di Ance Venezia, l'associazione dei costruttori edili.
Alessandro Rosina, docente di Statistica e demografia all'Università Cattolica di Milano, ha introdotto il dibattito parlando delle 4 sfide nel secolo: invecchiamento, immigrazione, impatto ambientale, innovazione tecnologica, cui andrebbero date risposte efficienti e integrate perché i temi - ha spiegato - sono interconnessi. Il professore ha parlato della necessità, per il Paese, di diventare più appetibile e accogliente, di rendere i ragazzi autonomi, partendo da una casa e proseguendo con un lavoro adeguato. Siano essi cittadini italiani o provenienti da un'altra nazione. La società va pensata in cambiamento. L'Italia va pensata diversa.
Alla tavola rotonda, coordinata dal professor Ezio Micelli dell'Università Iuav Venezia, hanno preso parte l'assessore alle Politiche della residenza del Comune di Venezia Simone Venturini, il vicepresidente Ance con delega alle Relazioni industriali e Affari sociali Carlo Trestini e Michele Zanocco segretario Generale della Cisl di Venezia. E con loro è stato discusso il tema della casa, all'interno di questo quadro demografico, tema peraltro inserito anche nell'agenda europea.
L'assessore Venturini ha parlato di un trend demografico che per Venezia non si distacca di molto da quello italiano ed europeo, anche se la città ha delle particolarità tutte sue: "Venezia è una città duale, per costi e anche per tecniche di costruzione, ci sono la terraferma e il centro storico. Nel cuore di Mestre il patrimonio immobiliare è vecchio. Serve, come si sta facendo, un'operazione di rigenerazione urbana. Pensiamo alla stazione, all'area Umberto I, o la ripresa che va fatta su via Torino. Le ferite di Mestre vanno ricucite con il filo della bellezza. Noi abbiamo ridisegnato dei quartieri popolari, aperto biblioteche, vanno dati servizi alle nuove famiglie".
Ma la città non è solo un agglomerato di case: la città è anche luogo di socialità, è spazio pubblico dove si costruire una cittadinanza attiva: "Sul centro storico l'Amministrazione ha lavorato per dare spazio a ragazzi e bambini. Il turismo nel tempo ha rubato l'uso pubblico dei campi e calli o anche dei canali. In questi anni sono stati aperti molti luoghi proprio per loro. Dagli impianti sportivi, alle sale di ritrovo, alle iniziative di intrattenimento nei campi, che riescono a coinvolgere anche l'anziano che guarda dalla finestra" ha concluso Venturini.