Luci e ombre sulla via della casa green. La Direttiva europea sull'abitazione a basso impatto ambientale introduce disposizioni che riguardano aspetti pianificatori, tecnici, burocratici e di mobilità sostenibile; è entrata in vigore il 28 maggio e i singoli Stati membri avranno due anni per recepirne i contenuti. Per il mondo dell'impresa edile veneta e veneziana è una sfida che solleva numerose perplessità: i cittadini sono oggi esposti a spese rilevanti per efficientare le proprie abitazioni, rendendo l’obiettivo emissioni zero entro il 2050 molto complesso e oneroso. Ma è al contempo anche una sfida interessante per la creatività degli imprenditori che dovranno trovare il modo di rendere per l'appunto "affrontabili" i lavori necessari per vestire di verde le abitazioni veneziane.
E' stato questo il tema del dibattito pubblico che si è svolto, nella serata di ieri, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a San Polo e che ha fatto seguito all'annuale assemblea dell'Ance Venezia, l'associazione dei costruttori edili. Al dibattito pubblico, coordinato dal professor Ezio Micelli dell'Università Iuav Venezia, hanno preso parte il vice presidente Ance Massimo Angelo Deldossi, il presidente Ater Venezia Fabio Nordio, il professore dell'Università Iuav Venezia Francesco Trovò, Sara Verones direttore Ufficio studi e pianificazione energetiche della Provincia Autonoma di Trento e in rappresentanza dell'Amministrazione comunale è intervenuto l'assessore all'Urbanistica e Ambiente Massimiliano De Martin.
"A Venezia, quasi un unicum per l'importanza culturale, storica e paesaggistica, la conversione green degli immobili è una sfida che stiamo già affrontando. Da oramai sette, otto anni chi vuole investire nella nostra Città chiede quali siano le politiche ambientali: la sensibilità è decisamente cambiata. E non abbiamo avuto alcuna difficoltà ad approvare la realizzazione di fabbricati green. Anzi, abbiamo chiesto quasi come condizione la costruzione di edifici che non fossero energivori: si pensi al prossimo polo ospedaliero super tecnologico del Lido". L'assessore De Martin ha ricordato poi il regolamento edilizio del 2019, affrontato con la Soprintendenza, che ha permesso per esempio di lavorare su cappotto esterno anche sugli edifici nati dopo il primo gennaio 1946: "Un passo importantissimo per una città fortemente vincolata e patrimonio Unesco".
Per un 2050 a zero emissione di CO2, però, il tema da affrontare è anche quello della produzione dell'energia, come lo stesso assessore ha sottolineato: "Dobbiamo pensare a qualcosa di diverso, l'Europa guarda da tempo al nucleare, nel nostro Paese si sono fatte scelte diverse; in questa città stiamo puntando sull'idrogeno: Marghera rappresenta in questo caso la nostra personale sfida, ma c'è molto altro e la politica deve guardare avanti".
Il futuro green delle città passa anche attraverso un cambio della fruibilità dello spazio pubblico o della viabilità: "Non ci sono solo gli infissi e i cappotti, ci sono anche le piste ciclabili, o i 90 autobus a idrogeno che abbiamo acquistato: tutti dobbiamo fare insomma un passo in più" ha detto l'assessore.
E serve accelerare, su più fronti: "Anche il mondo delle costruzioni, qui ben rappresentato, dovrà cambiare metodo di lavoro, la sua manodopera dovrà essere sempre più specializzata e tecnologica". L'intellligenza artificiale del resto è già entrata nei cantieri.