
Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione prende parte alla 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia con Opera Aperta, un progetto che propone l’architettura come atto di cura e responsabilità condivisa, capace di rispondere alle sfide sociali ed ecologiche contemporanee, nel decennale della pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.
Questa sera l'inaugurazione del Padiglione, alla presenza del sindaco Luigi Brugnaro e degli assessori al Patrimonio Paola Mar e ai Lavori pubblici, Francesca Zaccariotto.
A introdurre la cerimonia l’intervento del ministro della Cultura Alessandro Giuli e il saluto di sua Eccellenza Paul Desmon Tighe - Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede - e del patriarca Francesco Moraglia.
Negli interventi il ricordo della visita di Papa Francesco, lo scorso anno, al padiglione del Vaticano. La presenza della Santa Sede alla Biennale, è stato ribadito, è una preziosa occasione di ascolto del mondo e della natura, ma anche un'opportunità per coltivare relazioni.
A illustrare l’allestimento sono state Marina Otero Verzier, architetta, curatrice e ricercatrice, e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia.
A loro il ringraziamento del sindaco Brugnaro: “La parola pace è stata più volte pronunciata dal nuovo Pontefice, Papa Leone XIV, nel suo primo messaggio al mondo - ha detto Brugnaro - Venezia e il Padiglione della Santa Sede sono il luogo della pace, di accoglienza e dell’abbraccio ai giovani, che alla Biennale vivono una grande esperienza di condivisione e di rispetto reciproco”.
Opera Aperta trasformerà il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, a Castello, in un laboratorio di riparazione collettiva.
“È un onore per la città di Venezia ospitare il padiglione della Santa Sede - le parole dell'assessore Mar - Un padiglione come sempre innovativo che si comprenderà nella sua essenza solo alla fine della Biennale. Un'architettura che vive non solo nella sua forma, ma anche accogliendo in primis le sue funzioni: c’è un rovesciamento di paradigmi, è un ritorno alle origini. L’opera, nel senso dello spazio, è aperta e viva se viene vissuta, altrimenti si trasforma in un monumento. In questo padiglione l’obiettivo è proprio questo: dimostrare come il nostro tessuto cittadino sia vivo, proattivo e pulsante. Ringrazio di cuore il cardinale Tolentino di Mendoza, il dicastero della cultura della Santa Sede e tutti i curatori che hanno lavorato a questo padiglione".
Nei prossimi sei mesi il progetto darà, quindi, nuova vita alla sede, che si estende su circa 500 metri quadrati, e ospita numerosi elementi di rilevanza artistica e culturale. L’edificio risale al 1171, quando fu fondato come ospizio per i pellegrini; in seguito, divenne l’ospedale più antico del centro storico e fu trasformato nel XVIII secolo per ospitare un asilo, una scuola e un convitto. Nel 2001 il Comune di Venezia lo ha destinato ad attività culturali: oggi, e per i prossimi quattro anni, sarà gestito dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, che ne sta curando il restauro.
In particolare, Opera Aperta si pone l’obiettivo di valorizzare ciò che esiste, restaurare invece di sostituire, ripensare le crepe, non come difetti da eliminare, ma come aperture verso nuovi significati.
Durante i sei mesi di apertura, il Padiglione della Santa Sede sarà quindi uno spazio in continuo divenire e ospiterà il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, di associazioni e realtà vive di Venezia, che sono invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità.