Giorno della Memoria: al Teatro La Fenice la cerimonia cittadina con il sindaco Luigi Brugnaro
22/01/2023Le commemorazioni in ricordo delle vittime delle persecuzioni e dello sterminio nazifascista giungono oggi al loro momento più solenne. Si è svolta stamani in un Teatro La Fenice gremito (l'evento era ad ingresso libero, su prenotazione) la cerimonia cittadina per il Giorno della Memoria 2023.
Un momento di riflessione, introdotto dal controtenore Matteo Gobbo Trioli, a cui hanno preso parte il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Dario Calimani e il sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice, Fortunato Ortombina. L’evento è stato realizzato dal Comune di Venezia, presidenza del Consiglio comunale, in collaborazione con il Teatro La Fenice e con il comitato "Il giorno della Memoria. 27 gennaio".
La cerimonia, molto sentita da cittadinanza e istituzioni, è stata aperta dai discorsi delle autorità, a cui il sovrintendente Ortombina ha dato il suo benvenuto, accennando ad alcuni avvenimenti storici riguardanti il teatro. "Con grande emozione posso dire che tra centinaia di manifestazioni accolte dalla Fenice, questa è la più importante. Per la prima volta questo evento si svolge senza nessun superstite della Shoah. Gli archivi della Fenice restituiscono la storia della lenta procedura di isolamento degli ebrei dal teatro, artisti e spettatori, avvenuta in silenzio nei cinque anni che intercorrono tra l'emanazione delle leggi razziali e i primi arresti avvenuti a Venezia il 5 dicembre 1943. Cerchiamo di imparare da ciò che è accaduto".
"Essere su questo palco oggi, non è solo un dovere per me come sindaco - le parole di Luigi Brugnaro pronunciate dal palco della sala grande nel proprio intervento istituzionale - per ribadire a gran voce da che parte della storia si schiera la città di Venezia. Ma è anche un gesto mio, di uomo e padre, che vuole gridare la sua rabbia per quei sei milioni di innocenti barbaramente uccisi dalla follia nazi-fascista. Ogni giorno della nostra vita abbiamo il dovere di testimoniare con parole e fatti il nostro 'mai più'. Perché ciò che l’odio di un uomo nei confronti di un altro uomo è stato in grado di compiere non si debba ripetere. Sono passati 78 anni da quel 27 gennaio 1945 quando vennero aperti i cancelli di Auschwitz, vennero liberati i pochi superstiti e l’orrore del genocidio nazista ricoprì il mondo intero.
Uomini, donne e bambini ridotti a spettri senza libertà. Persone delle quali avrebbero voluto cancellare la storia e il futuro. Cercarono di eliminare la dignità dell’uomo, ma non fecero che cancellare la propria. Anno dopo anno abbiamo il forte dovere di prendere posizione e tenere vivo il ricordo di ciò che accadde: le nuove generazioni devono capire che solo con il serio impegno di tutti noi riusciremo a emarginare e depotenziare chi ancora osa negare l’Olocausto e la Shoah. Il più bel teatro del mondo, la nostra Fenice, ha aperto le sue porte. La musica diventa lo strumento per diffondere un messaggio di fratellanza, di pace, di rispetto, di condivisione e di speranza. Da qui parte un appello a difendere la libertà contro ogni violenza e sopraffazione.
Da quasi un anno nel cuore dell'Europa è tornato a scorrere il sangue - ha aggiunto Brugnaro - a causa della guerra. C'è un popolo, quello ucraino, che affronta l'invasore. Venezia con il cuore è lì, al loro fianco. Assieme, uniti, abbiamo il comune obiettivo di costruire ponti di pace per fare in modo che il “Giorno della Memoria”, rimanga vivo in ogni gesto e in ogni pensiero della nostra vita quotidiana. Da Venezia deve partire il messaggio che "noi non abbiamo paura". Venezia continuerà ad essere quel luogo libero dove tutti, nel rispetto di ciascuno, possano sentirsi legittimamente a casa propria. Un sincero ringraziamento va quindi al presidente Calimani, alla presidente del Consiglio Comunale di Venezia Ermelinda Damiano e al sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice Fortunato Ortombina per aver organizzato questa giornata e per l’impegno con il quale, anche in questa occasione, vogliamo dimostrare di non voler dimenticare".
Dario Calimani: "Fare Memoria non è solo inchinarsi in silenzio davanti alla storia. Né si può pretendere che la Memoria sia esibizione o scena del dolore altrui. Per attenersi ai fatti bisognerebbe concentrarsi sull'antisemitismo e sulle sue nefaste conseguenze.
Ci si domanda ogni anno - ha proseguito il presidente della Comunità ebraica di Venezia - a cosa serva ricordare e riproporre a sé e agli altri dolore e sofferenza. Se la Memoria deve essere solo un fermo-immagine e non si riesce a farle assumere alcun valore per il presente. Di tanto e in tanto l'inevitabile e assai tardiva presa di coscienza propone targhe sulle leggi razziali che in realtà sono state leggi razziste, emanate nel 1938. Targhe che in realtà non riparano nulla, se non il silenzio degli ultimi 85 anni. Gli occhi chiusi di fronte ad una catastrofe che, indisturbata, ha sterminato un popolo in tutta Europa. Il silenzio perdura. Ciò che manca, nei tardivi atti di riconoscimento e nei discorsi dei nostri politici, è accanto al nome di chi il male lo ha subito, quello di chi lo ha inflitto. Manca la parola fascismo.
C'è un pudore nel riconoscere il male e i suoi artefici che cresce con il passare del tempo, come se leggi razziste fossero un incidente di percorso di una politica peraltro illuminata e non invece un atto coerente di una politica di sopraffazione dittatoriale. E' più facile concedere un tardivo giudizio sull'infamia delle leggi razziali, lo diciamo a chi ci governa, piuttosto che ricordare lo sterminio della Shoah e le responsabilità, le connivenze, i silenzi, i milioni di morti. Se con una breve condanna morale si assolve il regime fascista da ogni altra responsabilità, si è poi liberi di rivendicarne la bella e gloriosa eredità.
Il nostro presente istituzionale sta recuperando orgoglio per una storia di vergogna e di carnefici. La nostra Costituzione fortunamente parla chiaro sul fascismo. Ma qualcuno, anche tra chi regge le nostre istituzioni ha le idee confuse, o non ha studiato bene la storia del Ventennio e si sta impegnando nella riabilitazione del regime. Il Paese in toto deve assumersi la piena responsabilità morale del suo passato, per quanto sgradevole e colpevole, da condannare senza ambiguità. Qualcosa sta cambiando in Italia, non mi si può chiedere, in quanto ebreo italiano e presidente di una comunità ebraica italiana, di non preoccuparmi. Non possiamo illuderci di essere del tutto immuni da nuove epidemie di disumanità.
Alle istituzioni chiediamo che non si sottovalutino atti di intolleranza e diffusione dell'odio e non si minimizzino i segnali del nuovo fascismo, che non è un partito, è l'abito mentale del sopruso e della prevaricazione" ha sottolineato, tra le molteplici riflessioni, nel corso del proprio lungo intervento, Dario Calimani.
All'iniziativa hanno preso parte anche la presidente del Consiglio Ermelinda Damiano e diversi membri della Giunta comunale. Le melodie del "Concerto per la Memoria" della pianista Pina Napolitano, hanno fatto seguito ai discorsi istituzionali. L'artista si è esibita in un recital pianistico, con un programma musicale dedicato ad Arnold Schönberg. Sono stati eseguiti i brani: Drei Klavierstücke op. 11, i Sechs kleine Klavierstücke op. 19 e i Fünf Klavierstücke op. 23 del compositore austriaco.