E’ stato presentato l’allestimento del Padiglione Venezia in occasione della 60^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia in programma dal 20 aprile al 24 novembre 2024. "Sestante Domestico" è il titolo dell’esposizione.
Il percorso espositivo vuole essere l’esplorazione di una condizione non geografica, non di lingua, non sociale ma affettiva: entrare al Padiglione significherà penetrare nelle radici della propria natura, per cercare una consapevolezza anche di ciò che non può rappresentare 'casa' perché lontano ed estraneo. Uno strumento di ricerca attraverso la storia e il nostro io, la natura e l’amore, “Sestante Domestico” prevede un alternarsi di poesia e pittura: i versi di Franco Arminio aprono il percorso, accompagnando il visitatore direttamente al cuore del tema. Il progetto di Pietro Ruffo, 'L’immagine del Mondo', si ispira all'atmosfera della Biblioteca Marciana e si riferisce alla necessità umana di addomesticare la natura attraverso lo studio.
Da un lato la terra che rappresenta l’idea di viaggio e la costante contaminazione culturale che caratterizza la specie umana, rendendo familiari nuovi luoghi e storie, eliminando i confini e rendendo il mondo un luogo di “Stranieri Ovunque”. Questa parte introduce il tema dei giovani “artisti in viaggio” ovvero i vincitori delle 7 categorie del concorso Artefici del Nostro Tempo, con un allestimento in movimento creato ad hoc e due giovani dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, Gaia Agostini e Besnik Lushtaku, che danno la loro originale visione del tema. La zona culmina con la grande opera di Vittorio Marella, giovane pittore veneziano, dove il tema si trasforma in materia viva, offrendo, al contempo, problema e soluzione: siamo stranieri ovunque fino a quando non ci rendiamo conto che l’importante non è il luogo in cui ci troviamo, ma con chi.
Nell’altro emiciclo il cielo rappresenta la volontà di andare al di là di ciò che possiamo esperire direttamente, una ricerca di un ordine universale che comprende anche la sfera celeste, uno sguardo rivolto verso l’alto come le mani delle straordinarie opere di Safet Zec. Ogni sua composizione pittorica è come una preghiera, è un atto di totale devozione e fede nei confronti del significato e della necessità dell'arte. Per lui la “direzione casa” è legata al dolore: nei suoi quadri emerge l’esigenza di riportare alla luce il dramma della guerra, della carestia e della fuga, ricordi indelebili che appartengono alla sua storia personale e, oggi come allora, alla nostra quotidianità.
Come negli anni scorsi il Padiglione Venezia è stato affiancato dalle grandi professionalità del territorio: Martina Vidal, a Burano, le cui ricamatrici hanno composto i versi della poesia di Franco Arminio, la Fondazione Teatro La Fenice, la cui falegnameria ha creato la spettacolare libreria di Pietro Ruffo, e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, i cui studenti accoglieranno e accompagneranno i visitatori all’interno del percorso espositivo. Anche quest'anno le opere vincitrici delle sette discipline del bando Artefici del Nostro Tempo saranno ospitate nel Padiglione e dialogheranno con i linguaggi degli artisti invitati in quello che è l'allestimento inclusivo.
I numeri delle opere di Artefici del Nostro Tempo per disciplina:
- Pittura 493
- Fotografia 219
- Video Arte 120
- Fumetto e Illustrazione 112
- Poesia visiva 69
- Street Art 28
- Opere in vetro 21
Dei 1062 artisti che hanno proposto le loro opere 37 provengono da altri Paesi europei, 158 da Paesi extra-europei.
I vincitori per disciplina:
- Street Art: Thuy Linh Duong 24 anni (Vietnam)
- Videoarte: artista donna che ha scelto l'anonimato
- Poesia visiva: Ilaria Bellomo 27 anni (Italia)
- Fumetto e Illustrazione: Filippo Lucaroni 25 anni (Italia)
- Opere in vetro realizzate a Murano: Yi Li 25 anni (Cina)
- Fotografia: Francesca Maroni 28 anni (Italia)
- Pittura: Cecilia Cocco 22 anni (Italia)
E' stato inoltre ricordato l'intervento di recupero della vasca antistante l'ingresso centrale del Padiglione Venezia. Quest'anno sarà valorizzata dalla scultura di un artista belga, Koen Vanmechelen. L'opera, alta circa due metri, ritrae un bambino che emerge dall'acqua della vasca con in braccio un'ancora, rivolto verso l'Arsenale Nord dove all'interno di una Tesa è ospitata l'Arca della Vita.