
Porto Marghera, scenari industriali futuri. Anzi no, scenari già in essere. Ma partendo da un punto fermo: Venezia è anche una città produttiva.
A Porto Marghera insistono 907 aziende, 11mila addetti nei comparti, che danno occupazione a 10mila lavoratori, per un fatturato da 26miliardi di euro annui: "No. Non è il turismo la maggiore attività economica di Venezia, è soltanto il fatturato più visibile", ha detto l'assessore comunale all'Urbanistica Massimiliano De Martin, tra i relatori dell'incontro tenutosi alle Corderie dell'Arsenale di Venezia, questa sera, all’interno del GENS Public Programme della Biennale Architettura 2025, per un dibattito che è ruotato tutto attorno a una proposta, con Porto Marghera al centro.
Una proposta-progetto di Martina Bertani e Charles André (architetti), in un incontro con Gabriella Chiellino (imprenditrice ambientale), Cristiana Colli (giornalista e curatrice), Massimiliano De Martin (assessore all’urbanistica del Comune di Venezia), Jane Da Mosto (ecologista e attivista), Pietro Del Soldà (filosofo e conduttore di “Tutta la città ne parla”) e Terrapreta (collettivo esperto di pratiche per la rigenerazione dei suoli).
"The Marghera Gamble" è un progetto di paesaggio e infrastruttura, di ricerca e speculazione sui possibili scenari futuri a Porto Marghera. Nasce nel 2020 da un semestre all’Accademia di Architettura di Mendrisio “Relational Landscape”, da una navigazione attraverso i canali del porto e tra le sue vie di terra, e da alcune ipotesi lì scaturite: "Porto Marghera dovrà difendere e rilanciare la sua natura produttiva; il suo carattere industriale è destinato a trasformarsi, a evolvere nei suoi orizzonti di produzione, forse anche tramite destinazioni ibride. Nella sua crescita e ricomposizione, Porto Marghera, e con essa la comunità lagunare, vivrà importanti trasformazioni demografiche - cambiamenti che occorre anticipare e comprendere" hanno spiegato.
E nel dibattito l'assessore De Martin si è inserito sottolineando come il progetto illustrato, in qualche parte, sia già realtà: "Certamente bisogna cercare insieme i progetti migliori per una rigenerazione, servono idee e risorse. Porto Marghera oggi è fatto di 30km di banchine, 127km di rete ferroviaria, all'interno di un'area industriale di 2mila 200 ettari. Un'area voluta nel 1917, necessaria al Regno d'Italia - a sottolineare la natura produttiva e industriale del sito fin da subito - Oggi la prima attività economica di Porto Marghera sta nella mobilitazione e nell'approvvigionamento di farine e cemento".
Inevitabile non parlare del tema delle bonifiche: "Le terre di questa grande area portano i segni di un secolo di intensa attività industriale, e le sue acque ne risentono, ma affrontare la questione dell’inquinamento è un prerequisito per qualsiasi altro intervento, le aziende che vogliono investire chiedono da subito quali siano le politiche ambientali della città. 300 gli ettari di opportunità insediative su 2200 di area disponibile: il 90% di queste ha già un piano di caratterizzazione ambientale; il 36,5 % delle terre non sono contaminate o esiste un progetto di bonifica realizzato; il 28% è con bonifica approvata, nel 25% la bonifica è in corso".
E la transizione energetica, a Venezia, è già realtà, ha spiegato De Martin: "Qui un impianto di produzione, stoccaggio, distribuzione e utilizzo dell'idrogeno: a giugno correranno su strada 94 autobus che utilizzeranno idrogeno a km zero, prodotto a Venezia. A Marghera insiste anche Veritas che oggi non si occupa soltanto di spazzatura e fognature, ma studia possibili carburanti per mezzi aerospaziali; fa ricerca e innovazione".