Calle dei Botteri

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Calle dei Botteri

04/09/2018

“Botteri”: lo stemma dell'Arte

 

Ai tempi della Serenissima la Corporazione dei Boteri e Butiglieri era costituita dagli artigiani che costruivano botti, tini e bottiglie. Alcune strade di Venezia ricordano questa fiorente attività grazie al loro toponimo. A San Polo c'è una Calle dei Botteri vicina alle rive dei grandi sbarchi, riva de l'Ogio (dell'Olio) e riva del Vin, mentre nel vicino Campo Rialto Novo è visibile il bassorilievo dello stemma dell'arte (una piccola botte) risalente al XVII secolo; anche a Cannaregio, vicino alle Fondamenta Nuove, si trova una Calle Larga dei Boteri.
La testimonianza del Gallicciolli

 

Lo storico veneziano Giambattista Gallicciolli (1733-1806), nel suo libro terzo “Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche” così descrive la Calle dei Botteri a San Polo: “E' distante 22 piedi circa dal Canale delle Beccarie, e 45 circa da quello di S. Cassiano. Essa è lunga piedi incirca 115, e nell'estremità a Garbino, opposta cioè al Canal maggiore, si fende in due braccia, cioè calle di Ca' Rizzo, e Carampane. Trovasi così nominata nella Matricola di quell'Arte fino dal 1574, quando indifferentemente dicevasi Botteri e Bottiglieri. Vi stanziano i Botteri da olio, sebbene abbiavene uno o due anche da vino. Circa il 1174 fu creato il Magistrato della Ternaria vecchia, cioè dei tre deputati al dazio dell'olio, come narra Sanudo rapportato dal Sandi, II 524. Poscia nel 1259, quattro furono i Nobili eletti, e tuttavolta si dissero Magistrato della Ternaria. ….Nel 1531 si fecero i due Provveditori sopra oli. Siccome l'arte dei Botteri è molto più vecchia di questa Data, essendo probabilmente una di quelle, che furono chiuse fino dal 1381, così giova credere, che poco dopo istituita la Ternaria vecchia, venisse assegnata ai Botteri quella Calle.....” (n.d.r. Considerando che la misura di un “piede veneziano”, secondo le antiche unità di misura veneziane, corrispondeva a 0,347 metri, è possibile che il Gallicciolli intendesse riferirsi a passi; infatti un “passo veneziano” corrispondeva a 1,738 metri).

La Scuola

I Boteri avevano la loro Scuola di fronte alla chiesa dei Gesuiti, a Cannaregio, in un edificio sulla cui facciata si trova tutt'ora una antica lapide con indicato l'anno 1290. La Corporazione ha però origini precedenti; infatti già a partire dal 1220, si tenevano le riunioni dei confratelli (riduzioni) nella chiesa di Sant'Agostin, nel sestiere di San Polo (oggi inesistente perchè abbattuta nell'800 a seguito delle soppressioni napoleoniche), dove la Scuola aveva ottenuto un altare. Successivamente le riduzioni si svolgevano nella chiesa dei Gesuiti.
Le botti del Doge
I Boteri avevano l'obbligo di aggiustare, senza compensi in denaro, le botti del Doge avendo però in cambio i cerchi, i vinchi (rami di salice per legare) ed il vitto per gli operai.
 

Le Porte da Boti

A ricordare l'arte dei Boteri ci sono anche le cosiddette "porte da Boti", due delle quali si trovano nel sestiere di San Polo, precisamente in calle San Mattio (all'anagrafico 815) e in calle de l'Arco (al n. 456). Queste porte sono state sagomate con due curve scavate sugli stipiti, per far uscire ed entrare agevolmente le botti nei magazzini. I Boteri, per costruire le botti, si rifornivano delle doghe (potevano acquistarne al massimo 1500 per volta), nei luoghi preposti alla vendita che erano ubicati a Cannaregio, tra il ponte di Rialto e Santa Sofia, a Castello, lungo la Barbaria de le Tole, (così chiamata perchè vi si trovavano numerosi depositi di legname e falegnamerie dove venivano tolte le barbe dalle cortecce degli alberi), e a Dorsoduro, nella contrada di San Basegio (san Basilio). Le botti erano, a seconda dell'uso, in rovere o castagno, mentre per i barili (costruiti principalmente dai barileri) veniva usato legno di abete, larice o salice. Per tenere unite le doghe delle botti, i Boteri dovevano procurarsi i cerci (cerchi) in ferro, fabbricati dai Cercéri da bote, membri di una Scuola istituita nel 1259.

Un solido legame tra tutte le Arti

A Venezia c'erano anche altre Arti di cui facevano parte i fabbricatori di contenitori: i barileri e masteleri (barili, botticelle, tinozze), i bocaleri e scudeleri (boccali, pentole, stoviglie e alti oggetti in ceramica e terracotta, coperchi per i recipienti del latte), i caldiereri (paioli per la polenta, bracieri per riscaldare le stanze), i casseleri (casse per l'imballo delle merci e per i corredi nuziali), i cesteri (cesti, panieri, contenitori in vimini), gli stagneri e peltreri (scodelle, piatti, vassoi, calici in stagno o in peltro).

 

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima

 

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