Aqua Granda: a Ca' Giustinian il convegno su restauri e nuove tecniche

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Sala delle colonne di Ca' Giustinian
 

Aqua Granda: a Ca' Giustinian il convegno su restauri e nuove tecniche

25/10/2016

    Riproporre una cultura della complessità di Venezia e della sua laguna, per dar vita a una riflessione congiunta e a una visione unitaria della realtà. Dopo il convegno di palazzo Ducale, continuano gli appuntamenti per ricordare il cinquantenario della grande alluvione che il 4 novembre del '66 mise in ginocchio la città.

    Questa mattina Ca' Giustinian ha ospitato il secondo dibattito, promosso dalla Biennale di Venezia in collaborazione con il Comune, sul tema “L'evoluzione delle pratiche di intervento sul patrimonio urbano. Restauri e nuove tecniche”. Un'ulteriore occasione di riflessione su un argomento specifico come quello del restauro e della messa in sicurezza degli edifici, a cui hanno partecipato numerosi esperti della materia tra cui il rettore dello Iuav, Alberto Ferlenga, il Direttore della direzione generale Archeologia Belle arti e paesaggio, Caterina Bon Valvassina e Amerigo Restucci, coordinatore scientifico dei convegni promossi per il cinquantenario.

    “Venezia sin dalle sue origini – ha esordito l'assessore all'Urbanistica e all'ambiente Massimiliano De Martin nel portare i saluti del sindaco e dell'Amministrazione - è sempre stata una città proiettata al futuro, nelle sue forme e nelle sue architetture. Io penso che il sistema Venezia abbia bisogno di far quadrato su se stesso e ritrovare un'intesa di dialogo e d'incontro piuttosto che di contrapposizione sui problemi della città da parte delle Istituzioni che si occupano della sua conservazione”.

    “La laguna di Venezia è un sistema estremamente complesso con all'interno una straordinaria realtà come la città storica – ha detto Paola Baratta, presidente della Biennale. Dopo l'alluvione questa complessità venne compresa e si tradusse nella Legge Speciale, con cui si poté dar vita a interventi importanti di conservazione e manutenzione della città. Negli ultimi anni la cultura della complessità si è persa. Ciascuno si esibisce rispetto a singoli aspetti della città veneziana perdendo di vista l'insieme della consapevolezza urbana”.

    “Penso che la nostra responsabilità oggi sia quella di disegnare la città del futuro – ha continuato De Martin - per dare attuazione a una quotidianità. Credo che spesso si sia intervenuti a piccoli frame senza avere una visione più globale rivolta al medio e lungo periodo. Abbiamo ancora bisogno di ossigeno e di risorse”.

    L'assessore ha poi illustrato alcuni dati che forniscono un quadro della connotazione urbanistica della città. Nel 2000 le pratiche per permesso di costruire e Dia erano 1000, per arrivare alle 2400 nel 2007 fino a scendere alle 193 di oggi. Per quanto riguarda le entrate siamo passati dai 7 - 8 milioni di euro, tra costo di costruzione e oneri primari e secondari, fino al 2011, ai 4,5 milioni a consuntivo dell'anno scorso. “Questo vuol dire - ha spiegato De Martin - che sono diminuiti gli interventi di grande rilevanza, che riescono a inserirsi in un tessuto urbano. Se pensiamo di fare degli interventi strutturali negli edifici di una certa consistenza, la quotidianità nella manutenzione della città deve essere semplice e ordinaria. Su questo l'Amministrazione ha mantenuto un rapporto di dialogo con le altre Istituzioni che governano la città e la conservano”.

    “Venezia – ha concluso De Martin - deve tornare ad essere attraente, è necessario riscoprire un grosso tessuto della residenzialità, bisogna tornare ad essere un incubatore per il futuro, non un mordi e fuggi”.

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