
Nella notte più attesa dai veneziani, quando la città si veste di luce e il cielo esplode di colori, la Festa del Redentore ha reso omaggio a un’icona intramontabile della città, Giacomo Casanova. A trecento anni dalla sua nascita, l’uomo che ha incarnato il piacere della scoperta, della libertà, della parola e dell’amore, è tornato idealmente tra le calli e i campielli della sua città, celebrato attraverso uno spettacolo pirotecnico carico di poesia e suggestione.
Intitolato “Casanova e l’Amore”, lo show ideato da Parente Fireworks ha avuto inizio alle 23.30, incantando un pubblico di oltre 100.000 spettatori. Circa 30.000 persone hanno ammirato lo spettacolo dall'acqua, a bordo di più di 4.000 barche ormeggiate nel Bacino San Marco, mentre 45.000 si sono assicurati un posto prenotato a terra, lungo le Zattere, la Piazzetta San Marco, Riva degli Schiavoni e l'isola della Giudecca. A queste presenze si sono aggiunte le persone che - dalle zone non soggette a contingentamento come Sacca Fisola, Sant’Elena, il Lido e la prima parte delle Zattere – hanno potuto godere dello spettacolo nel silenzio della notte, interrotto solo dai botti dei fuochi e dagli applausi del pubblico.
“Il Redentore è un grande rito collettivo che coniuga fede e popolarità - è il commento del sindaco Luigi Brugnaro - Chi in barca nel Bacino di San Marco, chi lungo le rive, chi sopra terrazze e altane, chi dalla terraferma e dalle isole, con le luci e i colori che illuminano magicamente il cielo, diventa protagonista di un momento speciale da vivere con fiducia e speranza, guardando al futuro e alla rinascita della nostra cara e amata Venezia. Grazie a tutte le persone che si sono dedicate con passione all’organizzazione di questa festa che è tra le più celebrative della nostra storia e che opereranno anche durante la notte e domani per assicurare che si svolga tutto al meglio. Il Redentore più bello, per me, è sempre quello vissuto in barca, in mezzo alla gente, con le luci sull’acqua, nell’attesa che cresce. I fuochi sono il culmine, ma la magia è anche nei preparativi, nei sorrisi, nel legame profondo con la nostra città. Questa festa nasce dalla gratitudine e dalla speranza dopo la peste. Oggi più che mai vogliamo ricordare cosa significa ritrovarsi insieme. Anche se manteniamo un profilo basso — come richiesto dal Governo — il pensiero mio e di tutta la comunità veneziana va ad Alberto Trentini, ancora prigioniero in Venezuela. A lui e alla sua famiglia va il nostro abbraccio e l’augurio più forte: che torni presto a casa. E in questa serata così intensa, ricordiamo anche Valeria Solesin, giovane veneziana uccisa dieci anni fa nella strage del Bataclan. La sua memoria vive in ogni gesto che parla di pace, di impegno, di futuro. Il Redentore è questo: resistere, credere, aspettare insieme, avere coraggio nel futuro. Buon Redentore, Venezia".
Per 40 minuti il cielo veneziano si è trasformato in un palcoscenico di luci e colori, un viaggio e una danza nella quale ogni fuoco è stato un ricordo, ogni scoppio un bacio rubato tra le calli, ogni esplosione un battito del cuore veneziano. Bagliori di luce hanno disegnato arabeschi incandescenti nell’aria dipingendo il cielo come una tela: cuori rossi, stelle, cerchi e cascate di luce danzavano come emozioni, evocando le fughe, gli sguardi e gli amori di Casanova. Il rosso ardente e l’oro caldo i colori predominanti, che evocavano lo splendore eterno e immortale della Serenissima, il fasto delle sue dimore e la poesia dei tramonti riflessi in laguna.
Ma lo spettacolo è stato anche una dichiarazione d’amore a Venezia. Fragile, maestosa, eterna. La scena finale ha celebrato l’oro: brillante e seducente, come l’anima della città e le storie che essa custodisce.
Circa 6.000 i fuochi esplosi, pari a 2.300 kg di materiale su cinque grandi zattere e venticinque pontoni minori, sparati da un fronte di 420 metri, con oltre 30 addetti tra pirotecnici e ormeggiatori e un sofisticato sistema di accensione radiocomandato da più di 250 unità. Anche quest’anno, l’accesso alle rive e al Bacino è stato contingentato, regolato da prenotazione e da ordinanze specifiche per la sicurezza delle imbarcazioni.
E mentre San Marco esplodeva di emozioni, rinnovando l’antico rito popolare che coniuga nella “notte famosissima” religione e tradizione, spiritualità e convivialità, misticismo e magia, anche Asseggiano, Malcontenta e Pellestrina si sono accese con fuochi, mentre Murano, Marghera e Gazzera hanno fatto vibrare la notte con musica e intrattenimento. Venezia ha ricordato, celebrato, sognato. Casanova è tornato, con le sembianze di un mito eterno che si è acceso nel cielo per poi svanire dolcemente tra i riflessi della laguna.