Proseguono i lavori alla Vasca di accumulo per le acque meteoriche di Carpenedo e Bissuola, importante intervento per la salvaguardia idraulica e ambientale del territorio che ha lo scopo minimizzare il rischio idraulico e ridurre il carico di inquinante recapitato alla laguna. La realizzazione delle vasche di accumulo ha la funzione di laminare le onde di piena e garantire il corretto flusso delle acque meteoriche. Si tratta di un intervento che rientra nel Piano delle acque approvato dal sindaco Brugnaro insieme alla Giunta comunale e che costituisce lo strumento di ricognizione e indagine delle reti, di analisi e studio delle criticità, di definizione degli interventi di mitigazione e di approccio alla risoluzione degli indirizzi, delle normative e dei regolamenti di polizia idraulica. In sostanza, uno strumento che costituisce un supporto alla pianificazione urbanistica e territoriale.
Il progetto della Vasca di Carpedendo-Bissuola prevede un investimento di ben 20,4 milioni di euro. ll nodo idraulico di via Bissagola, presentando direttrici e punti di conferimento diversi per le varie linee, nonché evidentemente punti di smaltimento diversi a seconda che si tratti di acque di tempo asciutto o di acque di pioggia, è stato costruito in modo tale da soddisfare le diverse funzionalità in tutte le situazioni. Le opere previste dal progetto sono: vasca di prima pioggia (volume complessivo 15.000 metri cubi, pari a 15 milioni di litri d'acqua; impianto di sedimentazione lamellare (capacità di trattamento 3 m3/s); impianto idrovoro (capacità massima di scarico 10 m3/s); nuovo canale di ingresso e sezioni di grigliatura; opere di restituzione nel canale Osellino; eventuali demolizioni e sistemazioni dell’area esterna.
In questa fase iniziale dei lavori, si è proceduto preliminarmente alla bonifica bellica e alla demolizione dei vecchi manufatti (digestori). Questo intervento si unisce a quello realizzato in via Torino con la vasca di prima pioggia, struttura finanziata dal Comune di Venezia grazie ad un investimento di 8 milioni di euro. Qui l’invaso ha 35 metri di diametro e 13 di profondità utile. Durante le piogge intense, la vasca consente di trattenere il primo getto di acqua che arriva inquinata, in quanto trascina, in poco tempo, lo sporco delle strade e degli stessi collettori fognari. Questo flusso viene poi inviato successivamente al trattamento nel depuratore. C’è poi un impianto idrovoro che, una volta riempita la vasca con le acque inquinate di prima pioggia, garantisce lo smaltimento di quelle in arrivo all’impianto con una portata di 10 metri cubi al secondo (10.000 litri) che si aggiungono agli attuali 3,5 metri cubi al secondo allontanati dall’idrovora del Consorzio di bonifica. Durante le piogge intense, le vasca consente di trattenere il primo afflusso di acqua che arriva inquinata in quanto trascina in poco tempo lo sporco delle strade e degli stessi collettori fognari.
Quelli di via Torino e di via Bissagola sono interventi che consentono un alto livello di controllo del rischio idrogeologico. “Come ricorda sempre il sindaco Luigi Brugnaro, affrontare i cambiamenti climatici significa attuare opere e progetti” sottolinea l’assessore all’Ambiente, Massimiliano De Martin. “Già durante il primo mandato l’Amministrazione Brugnaro ha aggiornato il Piano delle acque della terraferma e all’interno di questa progettazione e programmazione della tutela del rischio idrogeologico della nostra città era stata valutata l’esigenza di ammodernare i nostri due impianti di sollevamento delle acque, prima in via Torino, dove è stata messa in sicurezza una parte della città con una nuova vasca per la raccolta delle acque, circa 12.500 metri cubi, e ora da pochi mesi è partito il secondo grosso cantiere, con una vasca ancora più grande, da 15.000 metri cubi, per oltre 20 milioni di euro di investimenti per mettere in sicurezza l’impianto di Carpenedo presso via Bissagola. Abbiamo tutti alla mente le alluvioni del 2006 e del 2007, con mezza Mestre finita sott'acqua. Dopo tante promesse, ora stiamo dimostrando con i fatti che le politiche ambientali hanno bisogno di scienza, di tecnologia e di risorse economiche per la realizzazione, come in questo caso, di grandi opere. Impianti di questo tipo servono non solo a mettere in sicurezza il territorio in caso di grosse precipitazioni, ma hanno anche una funzione depuratrice”.
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