Erminio Ferretto: per non dimenticare
05/02/2023Ferretto nasce a Mestre nel 1915 e trascorre la sua giovinezza nella sua casa di Frescada di Carpenedo (l'attuale vicolo della Pineta) con il padre, commerciante, e quattro fratelli. Agli inizi degli anni Trenta inizia a lavorare come garzone in un negozio in via San Donà, nei pressi di piazza Carpenedo. E' qui che, dopo l'incontro con alcune persone avverse al regime, diventa antifascista. Decide così di emigrare in Francia, dove si guadagna la vita facendo il dipintore. Allo scoppio della Guerra civile in Spagna si arruola però nelle Brigate internazionali, aderendo nel contempo al partito comunista. Al suo rientro in Francia finisce, con altri comunisti, in prigionia, finché nel corso della guerra il governo Petain, alleato della Germania, lo consegna all'Italia.
Esilio a Ventotene
Ferretto viene mandato in esilio nell'isola di Ventotene, in cui resta sino alla caduta del fascismo. Rientra a Mestre nell'agosto del 1943. Dopo la nascita della Repubblica di Salò, inizia la sua opera di opposizione al nuovo regime. Le Brigate nere lo arrestano nel febbraio del 1944, lo torturano e poi, dopo alcuni giorni lo liberano. Ferretto decide allora di andare in montagna, nel Bellunese, dove sono nati i primi gruppi di partigiani. Dapprima, col nome di battaglia “Venezian” fa parte della formazione “Tino Frediani”, poi della “Mazzini”, quindi costituisce il battaglione “Mestre” che opera nel Fadalto, sino a che i rastrellamenti tedeschi dell'autunno 1944 non lo costringono a tornare in pianura. Nella terraferma di Mestre dà vita subito al battaglione “Felisati”, operando nelle campagne tra Mestre e Roncade.
L'intitolazione della piazza
La notte del 5 febbraio 1945, con alcuni compagni, viene sorpreso dalle Brigate Nere in un casolare di Bonisiolo, appartenente alla famiglia Pavan, che gli aveva dato ospitalità. Mentre alcuni partigiani riescono a fuggire miracolosamente, Erminio ed il cugino Martino riescono a nascondersi nel fienile, sotto la paglia. I fascisti, al buio, con un forcone, feriscono ad una gamba Martino, che non emette nessun gemito. Erminio viene colpito invece dai denti dell'attrezzo al basso ventre e non riesce a trattenere un grido di dolore: i fascisti gli sparano così subito addosso una scarica di mitra, uccidendolo. Il 29 aprile 1945 il primo atto della Mestre liberata, sarà quello di intitolare la principale piazza della città a Erminio Ferretto. In maggio sarà celebrato anche il suo funerale solenne: i suoi resti, che erano stati dapprima tumulati nel cimitero di Quarto d'Altino, vengono trasportati in quello di Mestre, dove tuttora riposano.
Documentario su YouTube
Sulla sua vita il Comune di Venezia ha realizzato nel 2010 un documentario dal titolo “Erminio Ferretto: per non dimenticare” visibile (in tre parti) su Youtube.