Il campo prende il nome dalla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio (nomi contratti in Trovaso) la cui fondazione è stimata intorno al IX secolo.

Come in molti altri campi della città, una parte è stata rialzata per ospitare le casse di argilla che un tempo servivano a contenere e filtrare l'acqua piovana, che fluiva in un pozzo posizionato al centro del campo. La sua pianta è particolare; da un lato si sviluppa su due livelli e dall'altro si trova una piccola area verde. Inoltre nel campo san Trovaso si possono ammirare altre due eleganti vere da pozzo in pietra d’Istria.

Sullo sfondo la chiesa di San Trovaso, con tele del Tintoretto, del Bellini e di Jacopo Palma, che nel corso dei secoli ha subito incendi e crolli con conseguenti restauri e ricostruzioni, l'ultima delle quali nel corso del XVI secolo. La chiesa ha due ingressi che secondo alcune fonti erano utilizzati l’uno dalla fazione dei Castellani e l’altro dei Nicolotti, che potevano così non incrociarsi una volta entrati.

Accanto allo spazio verde si trova lo squero di San Trovaso, tutto in legno, che risale al Seicento ed è uno dei più antichi cantieri veneziani per la costruzione di gondole, pupparini, sandoli e altre imbarcazioni a remi tipiche della tradizione veneziana.

Ai piedi del ponte di San Trovaso si nota un edificio, denominato Ca’ Brass dal nome del pittore Italico Brass che lo ha commissionato verso il 1925, su due facciate del quale risaltano numerose patere di marmo incastonate sul muro che rappresentano animali e stemmi, due mascaroni e all'angolo un altorilievo raffigurante il cosiddetto ”salvadego”. Inoltre la “piera da camin”, posta alla base della canna fumaria, con la scena di un fabbro intento a lavorare con incudine e martello e a fianco un bimbo che tiene in mano una freccia (probabilmente il dio Vulcano e Cupido). Questi abbellimenti provengono da una collezione lapidea di Brass.