Quarantaquattro anni dopo, per non dimenticare. E’ stata intensa e molto significativa, questa mattina, in viale Garibaldi a Mestre, dove risiedeva, la commemorazione dell’assassinio del vicedirettore del Petrolchimico, Sergio Gori, compiuto dalle Brigate Rosse il 29 gennaio 1980.
Presenti infatti alla cerimonia, con l’assessore Renato Boraso, a nome della Città, il prefetto, Darco Pellos, il questore, Gaetano Bonaccorso, il comandante dei Carabinieri di Venezia, Nicola Conforti,Comandante Regionale Veneto della Guardia di Finanza, Riccardo Rapanotti, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giovanni Salerno, una qualificata delegazione del gruppo aziendale del Petrolchimico “Giuseppe Taliercio”, nonché, per il Comune di Venezia, l’assessore alla Sicurezza, Elisabetta Pesce, ed il consigliere Gianfranco Bettin, e per la Municipalità Mestre Carpenedo, in rappresentanza del presidente Pasqualetto, indisposto, il consigliere delegato, Enrico Giorgiutti.
Gori venne ucciso dalle Brigate Rosse in una fredda mattina d’inverno, appena uscito dalla sua abitazione, mentre si stava recando come ogni giorno al lavoro: fu il primo di tre efferati delitti compiuti dal gruppo a Mestre in meno di un un anno e mezzo, tra l’inizio del 1980 ed il maggio del 1981.
“Questo è a tutti gli effetti – ha sottolineato l’assessore Boraso - un ‘luogo della memoria’, uno dei simboli di un periodo buio vissuto dalla nostra città e dall’intero Paese. Noi che c’eravamo non dobbiamo dimenticare quanto è avvenuto e, nel contempo, abbiamo il compito di raccontarlo e farlo conoscere alle nuove generazioni, cominciando dal mondo della scuola.”
L’assessore ha chiuso il suo intervento leggendo un messaggio inviato dal presidente della Regione Zaia.
Molto sentito l’intervento della figlia di Gori, Maria Grazia, che lo ha ricordato non solo come importante dirigente di un grande gruppo industriale, ma anche come uomo, nella vita quotidiana.