La Giunta comunale, riunita nei giorni scorsi, ha approvato, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, il progetto definitivo comprensivo del progetto di fattibilità economica per il restauro conservativo di alcuni elementi edilizi presenti nella Chiesa di San Michele in Isola e nell’adiacente ala Nord del complesso ex conventuale. In entrambi i luoghi sono stati riscontrati diffusi ammaloramenti con, in alcuni casi, pericolo di cadute dall’alto.
“Attraverso questi interventi – ha spiegato l’assessore Zaccariotto – verrà garantita non solo la conservazione ed il mantenimento dei manufatti, ma anche una migliore qualità nella fruizione degli spazi da parte del pubblico soprattutto in termini di sicurezza. In questi anni abbiamo dedicato molta attenzione alla cura e manutenzione dei cimiteri della città e, in particolar modo, alla salvaguardia di quello di San Michele che rappresenta un luogo caro ai veneziani e anche ai tanti visitatori che ogni anno scelgono di venirlo a visitare”.
Nello specifico i lavori, che prevedono un investimento complessivo di 75mila euro, permetteranno la revisione e l’adeguamento delle vetrate storiche e messa in sicurezza impianti elettrici della chiesa; il risanamento degli intonaci di pareti e soffittatura a volta (rappezzi) della Cappella della Sacra Croce; il restauro con integrazione degli elementi lignei marcescenti della Sacrestia; la revisione, sostituzione o adeguamento dei serramenti e risanamento murature/solai dell’ex ala conventuale.
L’isola di San Michele, di proprietà comunale dal 1826, è collocata lungo il canale di San Cristoforo che collega Venezia a Murano. Il primo insediamento eremitico, appartenente all’ordine dei Camaldolesi, risale al 1212. Nel 1468 l’abate Pietro Donà incaricò Mauro Codussi di erigere la chiesa di San Michele; contemporaneamente veniva realizzata la cappella della Croce e, poco dopo, nel 1485, sempre per mano del Codussi, la sacrestia. Il monastero fu rinnovato a varie riprese tra il 1501 e 1575 e all'inizio del XVII secolo subì cambiamenti rilevanti.
Nel 1818 il convento venne trasformato dagli austriaci in prigione; in essa furono rinchiusi anche i patrioti Silvio Pellico e Pietro Maroncelli. Dal 1829 i Frati Minori Francescani Riformati subentrarono ai Camaldolesi. Il complesso conventuale fino all’ottobre del 2008 è stato gestito integralmente dai Frati Minori Francescani Riformati. Con il loro trasferimento è venuta meno la manutenzione ordinaria. Dall’ottobre del 2009 la chiesa di San Michele, la sacrestia, il coro, il capitolo, il campanile e i locali contigui sono stati dati in uso per le funzioni religiose alla diocesi patriarcato di Venezia.