Cyberbullismo e adolescenti: cos'è e come riconoscerlo

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Adolescenti e tecnologia
 

Cyberbullismo e adolescenti: cos'è e come riconoscerlo

19/02/2022

Il Comune di Venezia, tramite il suo servizio di Progettazione educativa, mira a sensibilizzare i cittadini sull’uso consapevole del digitale. Ecco alcune indicazioni, fornite in collaborazione con Fondazione Carolina, per comprendere meglio cosa intendiamo quando parliamo di cyberbullismo e perché è importante per i genitori educare bambini e adolescenti all'uso consapevole delle nuove tecnologie.

I dati dicono che spesso il cyberbullismo è una versione digitale del bullismo tradizionale. Nella maggior parte dei casi, la vittima ha un'età compresa tra gli 11 e il 14 anni, ed è qualcuno considerato 'diverso' o debole per etnia, religione,  genere, identità di genere, orientamento sessuale e così via. Potenzialmente il bullo può restare anonimo ma i contenuti che produce online possono avere un'ampia risonanza in termini di spettatori e di tempo, vista la difficoltà di cancellare le tracce dalla rete.

Anche se i sondaggi mostrano che i genitori sono i primi a cui i ragazzi dicono di rivolgersi in caso di bisogno, seguiti da amici e docenti, il cyberbullismo è spesso in buona parte sommerso: le vittime hanno difficoltà a riferire di subire attacchi, temendo ripercussioni ulteriori dal bullo in caso di interventi esterni.

La prima legge italiana in materia (L.71/2017) dà una definizione di cyberbullismo che comprende una serie di comportamenti diversi. E' cyberbullismo “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica" ma lo è anche "la diffusione di contenuti online" che riguardano "anche uno o più componenti della famiglia del minore" allo scopo "di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”. Perché si possa parlare di cyberbullismo ci deve essere intenzionalità, ripetitività e asimmetria di potere.

 

Il cyberbullismo si presenta in varie forme. Ecco alcuni esempi:

  •  Cyberbashing o happy slapping: la vittima viene aggredita o molestata mentre altri riprendono la scena con lo smartphone. I video vengono condivisi su internet e chiunque è libero di condividerli, commentarli o aggiungere una reazione (es. like);
  •  Exclusion: escludere un coetaneo da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un videogame o da altri ambienti virtuali;
  •  Hate Speech: si pubblicano online contenuti a sfondo razzista o di incitamento all’odio;
  •  Sexting: unione tra le parole sexual e texting, indica la diffusione di immagini e messaggi con esplicito riferimento sessuale tramite app di messaggistica e/o social network. Il pericolo del sexting è la perdita della propria intimità e del controllo sulla propria immagine;
  • Challenge Autolesive: forma di attacco al corpo per mostrare il proprio coraggio a se stessi e agli altri, in cui vince chi riesce a sopportare più a lungo il dolore. Il tutto viene documentato e diffuso online. Sono tantissimi gli esempi di queste sfide, che si fanno sempre più temerarie.

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