Il 2020 ha rappresentato un anno importante per il Centro Antiviolenza del Comune di Venezia, il 25esimo dalla sua apertura. In origine era stato immaginato come un possibile anno contraddistinto da diversi eventi per celebrare i cinque lustri di attività, invece sarà ricordato come l'anno della pandemia.
"Il mese peggiore è stato marzo, quando il lockdown ha annichilito tutti, e anche le donne hanno smesso di chiedere aiuto - evidenzia la responsabile del Centro, Patrizia Marcuzzo - Sono scomparse, chiuse dentro la propria casa, il luogo peggiore per chi subisce violenza dal proprio partner convivente".
Rimira le bellezze: le esperienze delle donne aiutate dal Centro Antiviolenza del Comune | VIDEO
Il Comune di Venezia si è subito attivato attraverso i social dell’Amministrazione rendendo virale lo slogan "NOI CI SIAMO", informando tutte le interessate che il Centro e le Case rifugio sarebbero rimaste comunque aperte. La risposta è stata immediata: tra aprile e maggio, in pieno lockdown, dieci donne si sono rimesse in contatto con il Centro. Versavano in una grave situazione di rischio di recidiva di azioni violente, per loro la convivenza era diventata troppo pericolosa, sia per se stesse sia per i loro 11 figli. "Si sono allontanate da casa e hanno chiesto un posto nascosto e protetto dove trasferirsi temporaneamente insieme alle loro bimbe e bimbi, per sottrarre loro stesse a nuove violenze e per evitare che le loro figlie e figli assistessero ancora ad eventi violenti contro la madre", sottolinea Marcuzzo. A indurle a contattare il Centro sono state le Forze dell'ordine, cui in precedenza le vittime di violenza si erano rivolte. Alcune segnalazioni sono giunte grazie anche ai pronto soccorso cittadini, i cui camici bianchi hanno spiegato che il Centro antiviolenza del Comune è contattabile via telefono h24, tutti i giorni dell'anno. Alcune di loro, infine, hanno scritto direttamente alle operatrici, chiedendo aiuto via mail. "A quel punto alle vittime è stato trovato un posto sicuro dove vivere temporaneamente per qualche settimane o qualche mese - spiega la responsabile del Centro - il tempo necessario per trovare una sistemazione più stabile".
Le donne ospitate in urgenza in aprile e maggio rappresentano quasi un terzo del totale (33 donne, cui si aggiungono 33 figli) che hanno chiesto ospitalità urgente durante tutto l’anno, da gennaio al 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Anche le due case rifugio hanno continuato a funzionare a pieno regime, con 7 donne e 11 figli minori ospitati. Tutti i minori hanno potuto seguire le lezioni a distanza, anche grazie ai computer forniti dalle operatrici del Centro. Le donne ospiti, tutte senza reddito, hanno potuto provvedere alle spese di prima necessità attraverso carte prepagate donate al Centro da Coop Alleanza 3.0, oppure grazie ai finanziamenti ad hoc stanziati dalla Regione Veneto che si sono aggiunti alle risorse messe a disposizione con continuità dal Comune di Venezia.
Questa è solo la punta dell'iceberg: molte altre donne, 221 in totale, si sono rivolte al Centro nel 2020 per trovare un'alternativa alla violenza di cui erano vittime. Violenza di ogni genere: fisica, psicologica, economica, sessuale. Per ogni richiesta sono stati attivati percorsi ad hoc di supporto psicologico, cui si sono aggiunte consulenze legali mirate.
"Nonostante la difficile contingenza occupazionale - viene puntualizzato - sono stati attivati anche 4 tirocini per donne che erano uscite dal mercato del lavoro, in alcuni casi riuscendo a rientrarci". Vista la situazione, si è cercato di sfruttare la tecnologia per mantenere i contatti con le donne seguite dal Centro, tra videochiamate e altri strumenti web, rendendo possibile anche il laboratorio di fotografia "Oltre la finestra", che ha potuto contare su 13 partecipanti che, durante il lockdown, hanno avuto la possibilità di condividere immagini, sensazioni, esperienze. "La modalità di contatto da remoto è tuttora molto utilizzata, per garantire alle donne i necessari colloqui con le operatrici senza doversi necessariamente spostare da casa, quando possibile", spiega Marcuzzo.
Di seguito alcuni dati sull'attività del Centro antiviolenza nel 2020:
- 221 nuove donne in 1° contatto
- 121 nuove donne prese in carico (cui corrispondono altrettanti nuovi progetti individuali di protezione e uscita dalla violenza)
- 79 Attivazioni in reperibilità dagli Ospedali di Mestre e Venezia
- 7 donne e 11 minori accolte nelle 2 case rifugio
- 33 donne (cui si aggiungono altrettanti figli minorii) ospitate in urgenza in strutture diverse dalle case rifugio
- 10 nuclei sono stati accolti in soli 2 mesi (durante il lockdown di aprile e maggio 2020)
- 49 consulenze giuridico-legali
- 4 tirocini on the job
- 79 percorsi individuali di supporto psicologico
- 3 gruppi di supporto psicologico online
Il 64% delle donne che si è rivolta al Centro di Venezia nel 2019 ha subito violenza domestica dal proprio partner (marito o convivente) e il 18% ha subito violenza dal proprio partner o ex partner non convivente (marito o ex marito, fidanzato o ex fidanzato). Il dato è costante negli anni. Al Centro Antiviolenza lavorano 18 operatrici (assistenti sociali, educatrici, psicologhe, avvocate): 8 operatrici dipendenti comunali e 10 operatrici della Cooperativa LaEsse (a seguito di assegnazione di gara).
Informazioni e contatti
Comune di Venezia
Direzione Coesione Sociale
Settore Servizi alla Persona e alla Famiglia
Servizio Protezione Sociale e Centro Antiviolenza
Centro Antiviolenza del Comune di Venezia
Tel 041 274 4222 numero attivo con segreteria telefonica h 24
centro.antiviolenza@comune.venezia.it
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Venezia, Villa Groggia Calle del Capitelo 3160/A
Lido di Venezia, via Sandro Gallo 32/A
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