La base d’asta era stata fissata per 1.785.412 euro ma, alla fine, il fatiscente immobile ubicato in fondamenta San Giacomo alla Giudecca, fronte Canale della Giudecca, posto a lato dell'incubatore di imprese ex CNOMV, se lo è aggiudicato Philippe Gastone Smadja, cittadino francese che, per lo stabile, ha offerto 2.375.000. Quasi 600mila euro in più che, oltre a far desistere i concorrenti, gli hanno permesso di aggiudicarsi un edificio del quale si è talmente innamorato, non solo da voler essere lui in persona a presentare l’offerta, ma anche da voler qui realizzare una residenza per sé e i suoi familiari.
“Ho fortemente voluto l’acquisto dell’immobile alla Giudecca – commenta Philippe Gastone Smadja – per realizzarvi la residenza privata della mia famiglia, dove poter vivere e accogliere i nostri amici. Una scelta importante che dimostra il nostro amore per la Città di Venezia – conclude Smadja – nella quale speriamo di poter arrivare il più presto possibile”.
L'asta si è tenuta lo scorso 25 settembre ed è stata interessata da ben 25 rialzi che hanno permesso all'Amministrazione comunale di incamerare un importo superiore di 589.588 euro portando il prezzo finale di aggiudicazione a 2.375.000 euro.
L'edificio versa ad oggi in una grave situazione di conservazione fin da quando, nel lontano 1982 era stato acquistato dal Comune di Venezia unitamente al retrostante complesso immobiliare dei CNOMV. Un rudere fatiscente che si sviluppa su due livelli oltre al sottotetto dove, originariamente il Comune aveva ipotizzato di trasferire la Caserma dei Carabinieri. L'idea naufragò in considerazione degli elevati costi di ristrutturazione. Il fabbricato, infatti, presenta parte della copertura a falda e la quasi totalità dei solai crollati.
"Ora – commenta l'assessore al Patrimonio Luciana Colle, grazie al buon esito dell'asta, si riuscirà a dare un nuovo aspetto anche a questo scorcio di città che da oltre 35 anni versava in condizioni disastrose. A Smadja arrivi il benvenuto in città e un particolare ringraziamento per aver scelto di realizzare, in questa struttura, una casa per sé e per i suoi familiari".
A seguito del restauro dell'immobile, quantificato in qualche milione di euro, si ipotizza che la superficie recuperabile sia di circa 770 mq, alla quale si aggiunge un piccolo scoperto posto nel retro. Dal punto di vista delle destinazioni ammissibili, nonostante l'acquirente abbia già dimostrato l'intenzione di realizzare una residenza, lo strumento urbanistico non prevedeva la possibilità di insediarvi attività ricettive.