“Tagiapiera”

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“Tagiapiera”

14/09/2018

Ai tempi della Serenissima i tagiapiera erano gli artigiani che lavoravano di scalpello per sgrezzare (compito dei giovani apprendisti e lavoranti), lisciare, rifinire la pietra e scolpire (prerogativa dei più esperti ed abili) gli elementi decorativi lapidei, i pilastri e gli architravi di edifici, monumenti e chiese. Utilizzavano principalmente la pietra ricavata dalle cave dell'Istria, ma anche la trachite ed il calcare bianco provenienti dai colli Euganei. In tutti i sestieri di Venezia si trovano toponimi che ricordano questa fiorente attività che veniva svolta in botteghe e laboratori dislocati in calli, corti, campi detti appunto del Tagiapiera. Nizioleti con questo nome si trovano a San Marco (vicino a San Maurizio, San Salvador e San Fantin); a Castello (nei pressi di Ruga Giuffa e della Ca' di Dio); a Cannaregio (in Lista di Spagna, San Marcuola, San Felice e Santi Apostoli); a Santa Croce (vicino a Campo della Lana e San Giacomo dall'Orio); a San Polo (in campiello del Sol, Rio Terà dei Nomboli e Campiello Zen); a Dorsoduro (vicino al campiello degli Squelini).

Nel 1300 si passò dal legno alla pietra

Nella Repubblica di Venezia, per l'attività edilizia, fino a tutto il 1200, si utilizzava quasi esclusivamente il legno, ma a partire dal XIV secolo, si iniziò ad impiegare anche la pietra. La Scuola dei Tagiapiera, istituita nel 1307, fu una delle più antiche scuole d'arte veneziane; la Mariegola e l'insegna, sono conservate rispettivamente nella Civica Biblioteca Correr e al Museo Correr di Venezia. Inizialmente la sede della Scuola fu l’ospedale di San Giovanni Evangelista, ma a partire dal 1515, furono concessi gli spazi al secondo piano dell'edificio a fianco della chiesa di Sant’Aponal (Sant'Apollinare), in calle del Campaniel. Sulla facciata, tra le due finestre del secondo piano, si può ammirare un bassorilievo con i Quattro Santi Coronati (Nicostrato, Claudio, Castorio, Sinforiano), protettori della Scuola, sotto il quale è incisa la scritta MDCLII SCOLA DI TAGIAPIERA. Come le altre Scuole Minori, la Scuola dei Tagiapiera aveva compiti di mutua assistenza ed il lavoro degli artigiani era sottoposto a controllo, sia per tutelarli, che per verificare la qualità dei manufatti. Le magistrature veneziane dei Giustizieri Vechi, i Provedadori sora la Giustizia Vechia, i Cinque Savi a la Marcanzia esercitavano il controllo sui prezzi, la garanzia del regolare approvvigionamento alla città, la repressione delle frodi nei pesi e nelle misure, mentre il Colegio a la Milizia da Mar aveva compiti di ispezione sulle corporazioni e sull'esazione delle tasse. All'interno dell'arte si distinguevano più categorie: apprendisti o garzoni, che iniziavano il mestiere dodicenni e imparavano nei cantieri o nelle botteghe per circa altri 5 anni per diventare lavoranti; questi ultimi venivano pagati periodicamente e spesso abitavano nelle “case da serzenti” pagando l'affitto in denaro o con qualche giorno di lavoro in più per il proprietario o per il protomastro. C'era poi la categoria dei maestri di bottega che erano nello stesso tempo costruttori, lapicidi, scultori, importatori e commercianti; a volte avevano il proprio “maran” (barcone) per il trasporto delle pietre via mare. La categoria dei “paroni de corte” comprendeva invece gli artigiani che avevano molta esperienza, investivano i loro capitali, erano proprietari di bottega e dello spazio per lavorare detto “corte” o “squero” dove si eseguivano i lavori più grandi.

Un'esperienza europea

I tagiapiera venivano a lavorare a Venezia anche da zone lontane, principalmente dalla Lombardia e dalla Svizzera. Gli stranieri, per entrare nell'Arte, dovevano prestare giuramento e pagare una sorta di tassa detta buonentrada. Il mestiere di tagiapiera si tramandava di padre in figlio ed era spesso praticato da tutti i maschi della famiglia; intorno al capofamiglia, maestro, si organizzavano i fratelli, i figli, i nipoti, come avvenne per la famiglia dei Bon, dei Lombardo, dei Taiamonte, dei Dalle Masegne ecc. Secondo alcune fonti un tagiapiera della famiglia Bon perse la vita cadendo da un'impalcatura a San Giovanni e Paolo e la vedova ricevette una pensione che le permise di crescere il figlio e introdurlo al mestiere di tagiapiera nella bottega dei Dalle Masegne.

 

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima

 

 

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