Si è svolta questa mattina nella sinagoga ‘Spagnola’ di Venezia la cerimonia di insediamento ufficiale del nuovo rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia rav Alberto Sermoneta. All’appuntamento, a cui sono intervenute numerose autorità civili, militari e religiose, ha preso parte in rappresentanza della città la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano, insieme al presidente della Municipalità di Venezia, Murano, Burano Marco Borghi. All’appuntamento erano presenti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, l’imam Yahya ‘Abd al-Ahad Zanolo, diversi membri della Comunità ebraica di Venezia, tra cui il presidente Dario Calimani e il vicepresidente Paolo Navarro Dina.
Rav Sermoneta, nato e formatosi a Roma, della cui Comunità è stato sia chazan (cantore) che sofer (scriba), è subentrato al rav Daniel Touitou il cui mandato è scaduto nei mesi scorsi. Il nuovo rabbino capo ha svolto la medesima funzione a Bologna per 25 anni.
La cerimonia è iniziata con la deposizione di una corona d’alloro al monumento della Shoah nel campo del Ghetto Nuovo in ricordo delle 246 vittime veneziane della deportazione nazista.
Poi il rito solenne nella ‘Scola Spagnola’ con il saluto del presidente della Comunità ebraica di Venezia Calimani, che ha ricordato come il rabbino non sia soltanto una guida spirituale, ma anche culturale ed etica: “indica la strada della vita fatta di religiosità, tradizione, memoria, studio, comportamento civile, rispetto”. “A Venezia – ha sottolineato Calimani - l’Ebraismo ha creato un crogiolo di vita e una fusione di diversità che non hanno avuto eguali in Europa. Un centro di vita e di eccellenza culturale e artistica che ha saputo rimanere viva e prevalere anche alle restrizioni di una vita segregata. Noi oggi siamo testimoni viventi della volontà di sopravvivere alla più grande tragedia che la civiltà occidentale abbia mai inflitto a un popolo, la Shoah. Rav Alberto Sermoneta, assumendo l’incarico di rabbino capo di Venezia si fa carico insieme a noi di questa storia, di questa memoria, di questa esperienza di vita”.
Si sono quindi susseguiti gli interventi del rabbino capo della Comunità ebraica di Ferarra, rav Luciano Caro, e del direttore del dipartimento Educazione e Cultura Ucei Roberto Della Rocca. Poi le parole di Sermoneta che ha parlato del nuovo compito affidatogli come di una sfida complessa e affascinante “anche alla luce della storia unica nel suo genere attraversata da questa Comunità nel corso dei secoli, del suo essere un faro di tradizione e identità a livello non solo italiano ma mondiale”. “Cercheremo di lavorare per il bene della Comunità tutta – ha affermato - anche nel rispetto dei rapporti intessuti con la cittadinanza, con le Istituzioni e le altre confessioni religiose, all’insegna del dialogo e con un’attenzione particolare alle nuove generazioni affinché crescano, maturino e si preparino a diventare un domani i pilastri della comunità stessa. Il lavoro del rabbino è sempre complesso, cercherò di svolgerlo con l’apertura e la disponibilità verso gli altri con l’impegno a mantenere un cuore pulsante affinché la comunità sia viva e attiva”.
Accompagnata dal canto di salmi e inni, la cerimonia si è conclusa con l'uscita dall'Arca Santa di sette Rotoli della Legge, adornati con antichi paramenti.
Nel pomeriggio sarà inaugurata la mostra "Isola verso il nuovo museo ebraico”, esposizione di 40 foto del Ghetto dall'800 agli anni '70 a cura della Comunità ebraica e di Ikona Photo Gallery.
Galleria fotografica: https://v41.it/L14h3
Venezia, 6 novembre 2022