Si è concluso questa mattina a Venezia il "percorso della memoria" con la posa di nove Pietre d'Inciampo

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Memoria
 

Si è concluso questa mattina a Venezia il "percorso della memoria" con la posa di nove Pietre d'Inciampo

16/01/2024

Si è tenuto questa mattina il secondo, ed ultimo, appuntamento di posa delle restanti nove Pietre d'Inciampo davanti alle porte dei deportati veneziani, alla presenza della presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, che ha nuovamente ricordato l'importanza di trasmettere la memoria alle nuove generazioni, "affinché possa essere mantenuto vivo il ricordo".  Damiano ha poi concluso: "Le istituzioni insieme alle associazioni e gli enti locali con grande sensibilità e generosità fanno rete tra di loro, coinvolgendo anche i cittadini, per far sì che Venezia sia sempre di più Città della Memoria".  

Presenti inoltre, il presidente della Municipalità di Venezia-Murano-Burano, Marco Borghi, il vicepresidente della comunità ebraica di Venezia, Paolo Navarro Dina, la storica dell'arte e assistente della direzione del Centro Tedesco di Studi Veneziani, Petra Schaefer, i rappresentanti delle associazioni e degli enti locali che ogni anno partecipano al coordinamento cittadino per l’organizzazione del "percorso della memoria", la Consulta provinciale degli studenti e i tanti concittadini che anno dopo anno dimostrano un rinnovato interesse nei confronti della cerimonia.

L'itinerario è iniziato a Campo San Lio, nel sestiere di Castello, con la deposizione della prima Pietra d'Inciampo dedicata a Rita Ancona, una delle sopravvissute ai campi di concentramento, che ebbe la fortuna di incontrare in Germania una seconda veneziana sopravvissuta, Regina Brandes, la cui memoria è stata ricordata, sempre questa mattina, con la posa della terza Pietra d'Inciampo. Il "percorso della memoria" si è poi sviluppato in Campo della Guerra, dietro la Chiesa di San Zulian, successivamente in Calle degli Albanesi per poi proseguire a San Moisè, nel sestiere di San Marco, a San Sebastiano, nel sestiere di Dorsoduro, a Rio Marin, nel sestiere di Santa Croce per poi finire a Campo San Cassiano, nel sestiere di San Polo.

La particolarità di questa seconda giornata è stata il ricordo di tre giovani deportati per motivi politici: Edoardo Cipulat, Carlo Caselli e Gildo Barbon. Anche questa mattina, il percorso è stato scandito dai minuti di silenzio e di raccoglimento davanti alle abitazioni che furono l'ultima dimora dei concittadini veneziani prima della deportazione, poi una rosa rossa accanto alle pietre appena deposte. "Il riconoscimento che facciamo con questa cerimonia è doveroso per l'intera comunità - ha commentato il presidente Borghi - per restituire un'identità anche alle giovani vittime dei campi di concentramento nazisti che altrimenti si perderebbero nella storia". 

Tra i momenti più toccanti, la testimonianza di Laura Feracioli che durante la posa della Pietra ha ricordato Edoardo Cipulat, giovane studente universitario veneziano deportato in Germania per motivi politici e all'epoca fidanzato della zia di Feracioli. "La pietra che viene posata oggi vuole ricordare un ragazzo di diciotto anni pieno di speranze che sognava un futuro felice insieme alla sua fidanzatina" - ha commentato Feracioli. 

 

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