Al Teatro Toniolo Alessandro Benvenuti veste i panni de L'Avaro di Molière

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Alessandro Benvenuti - foto di Carlotta Benvenuti
 

Al Teatro Toniolo Alessandro Benvenuti veste i panni de L'Avaro di Molière

13/02/2017

Teatro Toniolo

da Mercoledì 22 Febbraio 2017 a Domenica 26 Febbraio 2017

con Alessandro Benvenuti

regia di Ugo Chiti

 

Al Teatro Toniolo dal 22 al 26 febbraio andrà in scena una straordinaria rilettura del classico di Molière, riproponendo un antico sodalizio artistico tra un fuoriclasse del palcoscenico come Alessandro Benvenuti e la sensibilità filologica di un regista acuto come Ugo Chiti. In quasi quarant’anni di scorribande fra set di cinema e assi di palcoscenico, le vicende artistiche di Benvenuti e Chiti seminano qua e là i segnali di fortunate convergenze; a cominciare dall’indimenticato Ad ovest di Paperino, film d’esordio dei Giancattivi dell’80, nel quale il trentenne Benvenuti svelava appieno la propria maschera comica, genialmente stralunata e “fuori ritmo”, fra l’ironia di Athina Cenci e le dissacrazioni di Francesco Nuti, ed un già maturo Chiti offriva alla causa la sua esperienza di navigato costumista e scenografo; per poi ritrovarsi a sceneggiare, qualche anno dopo, nuove incursioni di Benvenuti fra i copioni teatrali e le riduzioni cinematografiche della saga di Casa Gori. Sullo sfondo, la “storia d’amore” professionale che dal 1983 lega il chiantigiano Chiti alla compagnia Arca Azzurra Teatro, di cui ha ininterrottamente firmato fino a oggi tutti gli spettacoli; e soprattutto la “mission” artistica dichiarata della compagnia, quella di dar corpo a “una drammaturgia in lingua toscana che sappia superare gli aspetti meramente folclorici e vernacolari, sfruttandone appieno l’enorme comunicativa sonora e gestuale”. Ecco quindi la vera posta in gioco di questa raffinata lettura de L’Avaro di Molière: porre un simile patrimonio di energia idiomatica e scenica a contatto diretto con un classico, affidando la costruzione drammaturgica del suo protagonista centrale, Arpagone, al magistero di un interprete del fiorentino d’arte come Benvenuti, al netto di ogni coloritura eccessiva del testo o impropria e marginale ridondanza. “Arpagone”, sottolinea Chiti nelle note di regia, “resta personaggio centrale assoluto, mantenendo quelle caratteristiche che da sempre hanno determinato la sua fortuna teatrale; se ne accentuano alcune implicazioni psicologiche, si allungano ombre paranoiche, emergono paure e considerazioni che sono più rimandi al contemporaneo. La ‘parola’ è usata in maniera diretta, spogliata di ogni parvenza aggraziata, vista in funzione di una ritmica tesa ad evidenziare l’aggressività come la ‘ferocia’ più sotterranea della vicenda”. 

Per informazioni: goo.gl/IaL5hF 

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