Ai tempi della Serenissima i casselleri erano i fabbricanti di casse in legno che servivano per la spedizione delle merci o per custodire i corredi per le nozze; avevano le loro botteghe artigiane nelle calli che collegano l'insula di San Lio e verso San Marco. In questa area, vicina a Santa Maria Formosa, una strada si chiama tuttora Casseleria.

Cassoni come “status symbol”

Alcune famiglie di nobili origini conservano tuttora i cassettoni per la dote riccamente intarsiati con ebano, avorio e madreperla e a volte con pietre preziose incastonate. Nel tempo, la gran parte di questi “arredi” è andata perduta e perfino nei musei ne restano quasi esclusivamente i coperchi o le facciate. Solitamente i cassoni, che venivano commissionati in coppia in occasione dei matrimoni patrizi, venivano portati in parata o esibiti nel “portego” durante la festa, simboleggiando il vincolo sociale e testimoniando l’ingresso della donna nella casa del marito. I cassoni venivano anche minuziosamente decorati e dipinti con figure e scene, tratte spesso dalla Bibbia, che fungevano da insegnamento morale per la coppia che li collocava in camera da letto.

Tanti artigiani coinvolti

La costruzione di un cassone da corredo coinvolgeva più artigiani iscritti ad altrettante corporazioni o scuole di arti e mestieri; il casseller costruiva il contenitore, il depentor dipingeva le storie, l'intaiador intagliava il legno, l'indorador passava la foglia d'oro sugli ornamenti.
I mestieri di intaiadori e dipintori non si potevano facilmente separare così, a partire dal 1459, il governo concesse a questi artigiani, in via straordinaria, di esercitare entrambi i ruoli all’interno delle botteghe o in commissioni private.

I casselleri avevano la loro scuola di devozione, dedicata a San Giuseppe, nella chiesa di Santa Maria Formosa, fin dal X secolo.

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima