Marzaria

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Marzaria

12/10/2018

L’arte dei marzeri, ai tempi della Serenissima, era una delle più antiche in città ed il fiorente commercio delle stoffe contribuì a far divenire Venezia una potenza economica e politica. La centralissima strada denominata ancora oggi Mercerie era il collegamento tra il centro politico-religioso di San Marco e quello mercantile di Rialto ed era anche il luogo prescelto per i commerci delle stoffe più raffinate, sia realizzate a Venezia che portate dall'Oriente e da altri paesi lontani.

I prodotti venivano esposti con grande cura ed eleganza in quella via che veniva percorsa  dai numerosi e fastosi cortei, fra i quali quelli che accompagnavano i Procuratori di San Marco ed il “Cancellier Grando” rispettivamente alle Procuratie (disposte ai lati della Piazza) e a Palazzo Ducale.La strada delle Mercerie fu tra le prime ad essere lastricate, nel secolo XIII, ed il lungo percorso si suddivide in cinque tratti denominati Mercerie 2 aprile, di San Salvador, del Capitello, di San Zulian e dell'Orologio.

Si narra che in campo San Salvador ci fosse un pozzo profondo con una vasca d'acqua dove i viandanti erano soliti legare i propri cavalli per abbeverarli in quanto, con un decreto del 1287, si vietava di percorrere le Mercerie in sella ai cavalli. L'Arte dei marzeri comprendeva, oltre ai merciai, anche numerose altre confraternite di artigiani. La Scuola, fra le più ricche della città, godeva non solo del diritto di stazio in piazza San Marco, ma anche di analoghi privilegi nel mercato di Chioggia e nella fiera di Treviso.

Nel 1442, dopo aver occupato diverse sedi, la Scuola traslocò definitivamente nella chiesa di San Zulian e, poco tempo dopo, sia i “Provedadori de Comun” che la “Giustizia Vecia” ne approvarono la mariegola; lo Statuto risale invece al 1446. La Scuola, nel 1452, si accordò con il Capitolo della chiesa e prese in affitto una casetta nelle vicinanze per 6 ducati d'oro all'anno (è la costruzione al civico 615 di San Marco). Nel 1487, a seguito di un nuovo accordo con il Capitolo, l'altare dedicato a Santa Caterina venne dedicato all'Assunta.  La Scuola festeggiava la patrona il giorno 15 agosto assieme all'Arte dei peteneri da testa e dei feraleri che riuniva gli artigiani che fabbricavano e vendevano peteni (pettini) di osso o di legno e coloro che producevano e riparavano ferali (lampioni).

I marzeri si suddividevano in numerose e svariate categorie: i marzeri de arte grossa (pelli, tele ponentine e sete varie); marzeri de arte fina (veli e nastri); stringheri (legami, laccioli, correggie); telaroli (pezze di tela), i marzeri da bianco, i marzeri da merci di Fiandra, i marzeri da sede (sete) e romanette (guarnizioni) i marzeri da gucchiere (i gucciadori fabbricavano e vendevano calze, camicie, guanti, scarpette ed altri lavori a maglia, che venivano eseguiti a mano con l'uso di aghi particolari), i marzeri da chincaglie etc..

Nel 1807 i decreti napoleonici stabilirono la soppressione della Scuola e l'edificio, inizialmente lasciato in stato di abbandono, venne successivamente adibito a svariati usi. In epoca recente, per diversi anni, l'interno fu utilizzato come sala cinematografica.

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima

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