Aperture Straordinarie, il salotto resiliente rimane aperto all’incontro tra le arti. L’allestimento del Padiglione Venezia visitabile fino al mese di dicembre

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Aperture Straordinarie
 

Aperture Straordinarie, il salotto resiliente rimane aperto all’incontro tra le arti. L’allestimento del Padiglione Venezia visitabile fino al mese di dicembre

29/10/2020

Tempo di bilanci per il salotto veneziano di "Aperture Straordinarie". Ospitato nel Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale, è stato inaugurato lo scorso 29 agosto e voluto dall'Amministrazione comunale per dare voce al mondo delle arti, duramente colpito nella prima fase dell'emergenza epidemiologica, e per aprire una riflessione sul futuro della cultura.

"Se dovessi pensare ad una frase per descrivere ciò che è stato finora Aperture Straordinarie sceglierei “Saper Condividere”, giocando con la parola scelta da Diodato nel primo incontro (condividere) e il tema della prossima Biennale “Sapere come usare il Sapere” - spiega la curattrice del progetto, Giovanna Zabotti - Non potevamo immaginare come sarebbe stato perché era una prima volta e, invece, ci siamo trovati di fronte alla nascita di qualcosa di unico e straordinario per la città di Venezia, una sorta di movimento culturale come non si vedeva da tempo, troppo forse. Tutti gli ospiti si sono aperti al pubblico con sincerità, condividendo momenti della loro arte e della loro quotidianità, facendoci sentire tutti parte di un mondo che a volte sembra lontano, ma che grazie a questi incontri non lo è più. Ognuno di noi ha inevitabilmente imparato qualcosa. Abbiamo dato voce a quei rami dell’arte che in questo momento sono stati penalizzati e abbiamo trovato persone piene di entusiasmo e di idee innovative per questo “nuovo” futuro. Ciò che rende unico un progetto - aggiunge Zabotti - sono anche le sue fondamenta e quindi vorrei esprimere la mia riconoscenza in primis al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ci ha creduto dal primo istante. Vorrei menzionare e ringraziare tutte le persone e le aziende coinvolte perché investire in un progetto come questo a maggio non era facile, ma la loro straordinaria lungimiranza lo ha reso possibile".

Lo spazio espositivo allestito all’interno del Padiglione Venezia rimarrà aperto fino al mese di dicembre, mentre a seguito dell'ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio, che prevede lo stop per gli spettacoli e gli eventi aperti al pubblico, si sta pensando di riadattare, con spirito resiliente, il format del salotto come conferma Zabotti: “Stiamo valutando la possibilità di trasmettere in diretta streaming, sui canali social del Comune di Venezia, l’ultimo incontro in calendario in programma il prossimo 22 novembre - conclude la curatrice del progetto – Rimarrà invece aperta e visitabile, fino al mese di dicembre, l'esposizione all'interno del Padiglione”. In una delle due sale interne vengono proiettati i filmati dell'inaugurazione del Padiglione e di alcuni servizi di mostre successive, concessi dall'Istituto Luce. Si tratta di alcuni frammenti di storia inediti messi a disposizione dei visitatori grazie all’archivio Carlo Montanaro e di una serie di immagini della Venezia del lockdown del fotografo Nicolò Miana. L’ultima stanza, invece, è un "vuoto" che si riflette su un grande specchio, è l'invito a una riflessione sul futuro.

Dallo scorso 3 settembre il Padiglione Venezia ha ospitato dodici incontri che hanno visto come protagonisti ospiti illustri del mondo del cinema, del teatro, dell’arte ma anche della musica e del giornalismo. Tra questi il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo Antonio Diodato, il produttore discografico Mogol, architetti e designer rivoluzionari come Aldo Cibic e Michele De Lucchi, personalità del cinema come Ferzan Özpetek, il produttore cinematografico, vice presidente e amministratore delegato di Medusa Giampaolo Letta, l’attore Alessio Boni, il giornalista televisivo Emilio Casalini. E ancora protagonisti dell’arte contemporanea, come Fabrizio Plessi, Sidival Fila e dell’imprenditoria, come Riccardo Illy e Francesca di Carrobio, amministratore delegato di Hérmes.

Il progetto, curato da Giovanna Zabotti, è stato organizzato in collaborazione con l'architetto Michele De Lucchi e con la speciale collaborazione del cineasta e artista Ferzan Özpetek.

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