Vaccini e vaccinazioni: la posizione dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti

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Un momento dell'incontro
 

Vaccini e vaccinazioni: la posizione dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti

17/04/2019

Si è svolta questa mattina a Palazzo Loredan la conferenza stampa di presentazione del documento “Vaccini e Vaccinazioni”, redatto dall'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. All'appuntamento, introdotto dal presidente Gherardo Ortalli, ha preso parte in rappresentanza dell'Amministrazione comunale l'assessore alle Politiche educative Paolo Romor.

L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - è stato sottolineato all'inizio dei lavori - ha tra i suoi compiti statutari quello di fornire pareri esperti, utilizzando le competenze che ha al suo interno, su argomenti di pubblico interesse. Per questo motivo è stata accolta l’istanza di assumere una posizione ufficiale sulla questione “Vaccini e Vaccinazioni”.

Il documento - approvato all'unanimità dall'assemblea dei 270 soci e frutto dei contributi di Alberto Amadori (professore di Immunologia, Università di Padova), Matteo Bassetti (direttore della Clinica Malattie infettive, professore di Malattie infettive, Università degli Studi di Udine ed Azienda Sanitaria Universitaria Integrata, Presidio Ospedaliero Santa Maria della Misericordia, Udine), Cesare Montecucco (professore di Patologia generale, Università di Padova), - “non costituisce – è stato evidenziato - l’espressione di pareri personali e acritici, ma quanto emerge dai dati scientifici e clinici, con l'obiettivo di allargare il dibattito, fare informazione e smuovere le coscienze”.
Nel testo si parte dalla definizione di vaccino, per poi approfondire il loro funzionamento sul sistema immunitario, fino ad analizzare i temi dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini. Un capitolo è dedicato ai dieci vaccini obbligatori in Italia, all'importanza delle vaccinazioni contro altre malattie infettive, mentre un'altra sezione affronta la questione dei costi benefici, con osservazioni di farmaco-economia. Nel documento vengono analizzate anche l'opposizione alle pratiche vaccinali e le responsabilità sociali, economiche e giuridiche della non-vaccinazione.

“Gli studi ampiamente documentati – ha spiegato il professor Montecucco – dimostrano che i vaccini funzionano, sono sottoposti a rigorosi controlli per efficacia e tossicità e che vaccinare vuol dire compiere un'azione di civiltà sociale, proteggendo i bambini più fragili o immunodepressi. Con l'eccezione della creazione di una moderna rete di distribuzione dell'acqua e della sua potabilizzazione, non esiste altra iniziativa di medicina sociale, nemmeno la terapia antibiotica, che abbia avuto un effetto maggiore sulla riduzione della mortalità a livello mondiale come la vaccinazione”.

A dispetto dei tanti meriti della scienza e della medicina italiana – viene evidenziato nel documento – la consapevolezza scientifica nella società italiana è minore rispetto a quella presente nel resto d'Europa. Spiega infatti il professor Amadori: “Da un lato abbiamo dimenticato cosa provocano le malattie infettive vere, ma basti pensare a quanto accaduto in una contea di New York, dove, con una diminuzione della copertura vaccinale, si è verificata un'epidemia di morbillo con 15 morti. Dall'altro, oggi, sempre più spesso, il paziente crede di trovare tutte le risposte in Internet, e si affida più alla rete che ai medici. Ecco perché secondo l'Istituto è necessario agire su più fronti:

  • promuovere la consapevolezza all'interno della classe politica, “affinché sia tenuta ad uno studio e ad un approfondimento particolare della materia”
  • diffondere informazioni autorevoli sull'utilità di vaccinarsi in modo organico e capillare
  • prevedere norme impositive che vadano nella direzione di tutelare la salute della popolazione
  • mantenere la legge Lorenzin sull'obbligo vaccinale, monitorare la situazione, tenere alta l'allerta.

Ringraziando per l'importante contributo, l'assessore Romor ha sottolineato come “il documento abbia il merito di riportare l'attenzione sulla sostanza della questione, tenendo distinti i fatti dalle opinioni che poi ognuno è libero di formarsi. L'Ente locale - ha aggiunto - ha il difficile compito di doversi interfacciare con l'utenza. Le leggi nazionali, infatti, vengono applicate nella dimensione dei Comuni e in questo caso le Amministrazioni locali si sono trovate a dover cercare, applicando una legge statale, il difficile punto di equilibrio tra il diritto del bambino a frequentare i servizi educativi e i doveri imposti dalla legge ai Comuni stessi e alle famiglie".

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