L’Associazione La Settima Stanza – Scuola di poesia, collabora alle iniziative per il “Novembre Donna” con due proposte poetiche che pur avendo al centro il tema della violenza, dichiarata e riferibile a contesti politici sociali e culturali espliciti, nella poesia di Marta Petreu, e invece più allusiva nella poesia di Ida Travi, suggeriscono tuttavia speranze di ripresa e di rinnovo, a partire dalla lingua, affidate proprio a donne.
Dora Pal - Ida Travi
Venerdì 24 novembre 2017 ore 16.30
Venezia - Ex Convento dei Serviti - Campo della Chiesa 3 – Sant'Elena
Reading dell'autrice sulla sua tetralogia dedicata ai Tolki, piccola comunità superstite di una sciagura lasciata innominata
L'apocalisse secondo Marta - Marta Petreu
Domenica 3 dicembre 2017 ore 16.00
Venezia - Ex Convento dei Serviti - Campo della Chiesa 3 – Sant'Elena
lettura della raccolta poetica tradotta in italiano dall'autrice, sarà presente Roberto Merlo (traduttore)
a cura dell'Associazione Settima Stanza, Waves e Istituto Romeno di Cultura Venezia.
Due poete, una italiana e una romena, entrambe creatrici di una lingua dagli echi difficilmente dimenticabili, del tutto singolari nei rispettivi paesaggi di appartenenza.
Ida Travi in quattro raccolte poetiche iniziate nel 2011 con "Tà. Poesie dello spiraglio e della neve" , proseguite con "Il mio nome è Inna" nel 2012, "Katrin, saluti dalla casa di nessuno" del 2013 fino alla recente“Dora Pal -la terra” del 2017, dà voce alla piccola comunità dei Tolki di cui si ignorano sia l'origine sia le motivazioni per le quali vivono nella rarefatta terra di Zard. Di loro però conosciamo lo strano modo di esprimersi, le parole enigmatiche e aurorali che raramente sono in grado di strutturarsi in lingua se non quando esprimono le intenzioni irrinunciabili di fare un mondo diverso: " te lo dico per l'ultima volta, Zet/ qui c'è una legge che parla chiaro/ bisogna vivere da umani, lo capisci?" E a dirle è una donna, Inna, l'unica che si dà un nome su cui fonda la propria autorevolezza.
L”Apocalisse di Marta” è un bruciante poema in cui la “apocalisse non è evento ma condizione” persistente di una esistenza condotta in una ininterrotta interrogazione, dai timbri a volte compassionevoli ma soprattutto aspri e inesorabili, spesso irriverenti, rivolta a Dio sulle incisioni senza fine del male storico e ontologico e del dolore: Brevi spiragli di preghiera:” Oho. Fa' o Signore unmondo che accetta di esistere/ Fa' o Signore un mondo pago di esistere” che si spengono rapidamente in assoluto disincanto:” Qui. Ora. All'interno del mondo/ all'interno della Creazione/ in questa mela verde profumata succosa/ in questa illusione piena di vermi paffuti”
Due poete, quindi, da conoscere, con l'ulteriore attrazione della loro modalità di lettura perché per entrambe la voce è la rivelazione primaria della loro poetica.